I sentori non mancavano. Poi è arrivata la conferma dall’Ufficio statistico federale: se su base annua la variazione è del +1,2%, nel secondo trimestre il Pil tedesco ha registrato una flessione dello -0,2% rispetto al periodo precedente. Un calo sufficiente per parlare di una prima battuta d’arresto della principale potenza economica europea.
Nello specifico, a causa della flessione del settore costruzioni (-4,2%) gli investimenti totali hanno registrato un -0,2%. Al contempo, la crescita del +0,1% dei consumi interni non è riuscita a compensare il calo, pari allo -0,2%, delle esportazioni nette.
Il dato, comunque, non giunge come un fulmine a ciel sereno. Quest’estate gli analisti avevano già stimato la flessione, l’Ifo (indicatore di fiducia delle imprese tedesche) era calato per la quarta volta consecutiva toccando 106,3 punti a agosto, e, come se non bastasse, a giugno gli ordini nel settore delle costruzioni hanno registrato un calo del 11,9%.
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