Se l’Unione Europea lavora per imporre dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina, Pechino si è già mossa da tempo per aggirare eventuali problemi, incentivando l’apertura diretta di stabilimenti nel Vecchio Continente con grossi investimenti.
Salvo imprevisti, le imposte doganali europee dovrebbero entrare in vigore entro il mese prossimo, con il voto degli Stati membri sulla proposta della Commissione Ue di rendere definitivi i dazi sulle e-car cinesi. Nel frattempo, i grandi produttori cinesi stanno muovendosi d’anticipo per aggirare i dazi attraverso una produzione locale. Byd, ad esempio, sta creando il suo impianto ungherese a Szeged, con la ferma intenzione di essere operativo al 100% in poco più di due anni. Chery, il maggior esportatore di vetture cinesi da più di vent’anni, ha sottoscritto un’intesa di collaborazione con la spagnola Ev Motors per far ripartire, nell’arco di circa dodici mesi, lo stabilimento di Barcellona che apparteneva a Nissan. L’obiettivo è far rinascere il marchio Ebro all’insegna della sostenibilità.
Ungheria e Spagna (che in Europa è seconda solo alla Germania nella produzione di auto) risultano tra i Paesi che hanno espresso posizioni sostanzialmente favorevoli alla Cina nell’ambito del Comitato difesa commerciale (Tdi) a Bruxelles a cavallo del fine settimana.
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