Balzelli d’Italia, l’inventiva fiscale è senza limiti – Capitolo 9

Non tutti sanno che…

Ogni anno in media vengono emanate 60mila nuove disposizioni tributarie, una vera e propria alluvione fiscale che ‘prosciuga’ i portafogli. La normativa fiscale in Italia nell’ultimo anno è cresciuta più del doppio rispetto agli altri Paesi europei e Confesercenti calcola che i soli adempimenti tributari costano 18,3 miliardi all’anno ai titolari di partita Iva. Per non parlare del modello di Istruzioni per la dichiarazione Irpef che nel ’93 Oscar Luigi Scalfaro (allora presidente della Repubblica,) aveva definito “lunare”. Allora il modello contava 31 pagine, 45.178 parole e 217.743 caratteri. La situazione oggi è cambiata… in peggio: le pagine sono diventate 126, le parole 149.369, e i caratteri 772.062. Allora eccolo qui, il fisco “lunare”, capitolo 9 del nostro viaggio nei Balzelli d’Italia: nove paragrafi per un fisco che non sta né in cielo né in terra.

Nel weekend l’appuntamento continua con le tasse sul movimento e le tasse fantasma

CAPITOLO 8 – LE TASSE MACABRE

CAPITOLO 9 – IL FISCO “LUNARE”Per un fisco che non sta né in cielo né in terra1. Alluvione fiscale. Ogni anno in Italia secondo alcune stime sono emanate oltre 60.000 nuove disposizioni tributarie. Il fisco italiano cambia le regole del gioco più volte nel corso dello stesso esercizio finanziario mettendo in seria difficoltà coloro che vogliono adempiere agli obblighi fiscali. La normativa fiscale in Italia nell’ultimo anno è cresciuta più del doppio rispetto agli altri Paesi europei. I soli adempimenti tributari costano 18,3 miliardi all’anno ai contribuenti titolari di partita Iva (artigiani, liberi professionisti e le pmi). Ogni operatore italiano per esercitare una attività economica ha pagato una “tassa occulta”, nel 2009, di 4.945 euro all’anno, contro i 1.320 dei francesi, i 1.290 dei britannici, i 1.210 dei tedeschi, i 1.180 degli spagnoli, i 1.080 degli olandesi ed gli 850 degli svedesi. 2. La mora ingiusta. Quando rimborsa, il Fisco applica interessi inferiori rispetto a quanto richiede dal contribuente in caso di accertamento o iscrizione a ruolo. Una situazione che può comportare eccezioni di incostituzionalità, poiché il pagamento degli interessi di mora deve avere la stessa misura: si tratta, infatti, di un elemento finanziario che prescinde dall’aspetto sanzionatorio, per il quale il fisco richiede ulteriori e più gravose somme. 3. Rapace riscossione. Il nuovo sistema della riscossione appare vessatorio e rapace. Infatti il Dl 78/2010, consentendo all’ente impositore di attivare un’azione diretta di aggressione sui beni e sulle cose del debitore (di tutti i debitori, non solo di quelli “a rischio”) già dal 31° giorno seguente alla scadenza del termine per la notifica del ricorso, si mostra lontana dalla realtà operativa dove sovente le richieste di sospensiva sono discusse a distanza di tempo dal deposito del ricorso, e perciò obbligherà anche i contribuenti “virtuosi”, vale a dire quelli le cui doglianze saranno accolte dai giudici di prime cure (ora circa la metà), ad anticipare le somme in base all’articolo 15 del Dpr 602/73 (50% delle maggiori imposte, contributi, oltre agli interessi), salvo poi cercare di ottenerne il rimborso.4. Accertamenti a raffica. Ormai si sviluppano accertamenti a raffica e di adesioni poco convinte e vince la standardizzazione: lo sconto è del 20%, più o meno per tutti, prendere o lasciare. E quasi sempre il contribuente finisce per accettare, pur di evitare le perdite di tempo e di energie necessarie per affrontare un contenzioso che costringerebbe comunque, in un caso su due stando agli ultimi dati diffusi sulle sospensioni cautelari, ad anticipare il 50% degli importi a favore dell’Erario.5. Perdite di tempo. Il fisco lumaca non accelera in periferia, anzi. La recente riforma dell’Amministrazione, che ha previsto l’accentramento delle attività di controllo su base provinciale secondo molti sarebbe servita solo a complicare l’attività di chi opera in periferia. Si sprecano le proteste per le perdite di tempo che potrebbero essere agevolmente evitate: se funzionasse il call center, per esempio. Se si riducessero le formalità che dilatano le attese per «deposito di documenti, notifica ricorsi, rispose a questionari ecc.»; anche riscuotere un credito con l’Erario, lamentano alcuni professionisti, può diventare difficoltoso. Per non parlare dei tempi necessari per avere un appuntamento: possono arrivare a sfiorare anche i 30 giorni.6. 4 alla burocrazia fiscale. E’ crescente l’insofferenza verso le inefficienze della burocrazia fiscale. L’ultimo rapporto annuale PromoPa sulle piccole imprese e la burocrazia rileva un voto di gradimento (si fa per dire) di “4”. Qualche esempio degli impegni più detestati? Gli adempimenti “black list” (relativi ai rapporti con i cosiddetti paradisi fiscali), che fanno perdere molto tempo. A ruota, tra gli adempimenti più “sgraditi”, seguono gli obblighi sui servizi Intrastat e dulcis in fundo le complicazioni dell’Irap (che si paga anche quando si è… in perdita). 7. Gioco dell’oca. Il fisco in Italia funziona con l’onere della prova a carico dell’accusato. È cioè l’indagato che deve – a tutti i costi e al contrario di quanto accade negli altri paesi – dimostrare di essere innocente. Equitalia (la società pubblica al 51% della stessa Agenzia delle Entrate) prima incassa, ma poi – dovendo restituire le somme – non paga. Sui giornali si riporta il caso di un imprenditore che ha presentato nove istanze all’Agenzia delle Entrate. “Ogni volta ci dicono che siamo in regola, ma non possono certificare nulla. Quindi, come nel gioco dell’oca, ritorniamo ogni volta alla casella iniziale. Alla fine perdo la pazienza e faccio scendere in campo l’avvocato. Per farla breve ho buttato via un sacco di tempo, ho speso una valanga di quattrini e solo dopo un paio d’anni sono riuscito a portare a casa quello che mi aspettava”.8. Condoni malfidati. Molti contribuenti, pur avendo fatto ricorso al condono Iva del 2003 e avendone pagato regolarmente il conto, vedono ora l’agenzia delle Entrate, la Guardia di finanza e talvolta le commissioni tributarie disapplicare la vecchia sanatoria. Il condono non vale più! I motivi? La Corte di giustizia Ue ha stabilito, tempo fa, che il condono Iva è incompatibile con il diritto comunitario (e quindi non produce gli effetti desiderati) e, per di più, nel 2006 sono stati raddoppiati i termini per gli accertamenti, in presenza di comportamenti che configurino potenzialmente violazioni di tipo penale. Quanto basta per indurre molti uffici dell’amministrazione a riaprire vecchi e polverosi faldoni (siamo agli anni di imposta 2001-2002) a caccia di un po’ di gettito aggiuntivo per dare ancor più smalto alle statistiche sulla lotta all’evasione.9. Dal “740 lunare” all’”Unico stratosferico”. Era la primavera 1993 quando l’allora Presidente della Repubblica definì “lunare” il modello di Istruzioni per la dichiarazione Irpef che nella sua versione “base”, contava 31 pagine, 45.178 parole e 217.743 caratteri. La situazione è oggi cambiata? Sì, ma in peggio: le pagine sono diventate 126, le parole 149.369, e i caratteri 772.062.

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