Banche di credito cooperativo, via libera alla riforma del diritto fallimentare

Ma nel ddl non si parla di indennizzi ai risparmiatori

Via libera al decreto di riforma del diritto fallimentare: la misura è stata approvata dal Consiglio dei Ministri, e verrà presentata oggi dal Ministro dello Sviluppo Economico Francesca Guidi e da quello della Giustizia Andrea Orlando. Il ddl interverrà per trasformare il Credito Cooperativo, ma non per risarcire i risparmiatori che hanno subito il fallimento delle Banche.

IL PROVVEDIMENTO. La riforma prevede che le banche interessate ad uscire dal sistema debbano garantire riserve per almeno 200 milioni di euro, e il 20% di tale “tesoretto” dovrà essere versato all’erario. Sono una decina le Bcc che attualmente possiedono riserve di questa entità, e che quindi hanno la possibilità di cambiare regime e diventare Spa; trasformazione questa che, comunque, dovrà attendere gli almeno 18 mesi per l’approvazione della misura, lasso di tempo che promette di far aumentare il numero delle Banche di credito cooperativo potenzialmente coinvolte. Nel discutere la riforma il Presidente del Consiglio Matteo Renzi sottolinea come il sistema bancario italiano mantenga una solidità peculiare all’interno del panorama europeo, facendo sì che la crisi delle banche abbia effetti più miti rispetto a quanto accade nel resto dell’Europa.

E I RISPARMIATORI?. Per quel che riguarda, invece, gli indennizzi ai risparmiatori che hanno perso il loro denaro nel fallimento delle quattro Bcc, nessun accenno alla questione è contenuto nel Decreto legge. Renzi rassicura: non si tratta di un rinvio ma, secondo il Premier, il problema merita di essere affrontato in due provvedimenti appositi (nello specifico, un decreto del presidente del consiglio e un decreto ministeriale). Tali misure sono già pronte, e verranno presentare a giorni: affrontare la situazione dei risparmiatori a parte è stato necessario per non intaccare la legge di stabilità con ulteriori decreti, opzione che rischiava di intaccare leggi dià attive e complicare inutilmente l’applicazione delle misure.

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