Dopo mesi di tensioni e trattative, la vertenza Beko si chiude con un accordo che scongiura i licenziamenti e punta al rilancio della presenza industriale della multinazionale in Italia. L’intesa, firmata al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), mette fine a una crisi iniziata lo scorso novembre, quando la società aveva annunciato 1.935 esuberi sul territorio nazionale.
Beko: investimento da 300 milioni in Italia
A siglare l’accordo quadro, nella serata di ieri, sono stati azienda, sindacati, enti locali e governo. Al centro del piano, ribattezzato Piano Italia, c’è un investimento da 300 milioni di euro, destinato alla modernizzazione degli impianti, all’innovazione dei prodotti e alla salvaguardia della capacità produttiva.
Ma soprattutto, nessuno stabilimento chiuderà e non ci saranno licenziamenti: le uscite, in calo a circa 950 unità, avverranno solo su base volontaria e con incentivi. Un risultato che, secondo il ministro Adolfo Urso, rappresenta “un successo del Sistema Italia” e un modello per la gestione delle transizioni industriali.
Il futuro degli stabilimenti italiani
Determinante, nella trattativa, è stato l’intervento diretto del ministro e del sottosegretario Fausta Bergamotto, che hanno condotto una missione diplomatica in Turchia per tutelare il sito di Comunanza, inizialmente destinato alla chiusura. Lo stabilimento non solo rimarrà attivo, ma riceverà nuove linee di produzione di fascia alta.
Il sito di Siena, dove lavorano 299 persone, sarà invece oggetto di un processo di reindustrializzazione. Penalizzato da un canone d’affitto anomalo, l’impianto verrà acquisito da Invitalia con l’obiettivo di attrarre nuovi investitori e garantire uno sviluppo sostenibile per il territorio. Tutti gli altri stabilimenti italiani di Beko saranno valorizzati: a Cassinetta partirà la produzione di un forno premium, mentre verrà confermata quella dei frigoriferi; a Melano verrà avviata una nuova linea di piani a induzione; Carinaro sarà potenziato e messo a servizio di altre aziende del gruppo; il polo di Ricerca e Sviluppo di Fabriano, inizialmente destinato alla chiusura, verrà invece mantenuto.
Il punto di vista dei sindacati
Dal canto loro, i sindacati esprimono soddisfazione, pur mantenendo alta l’attenzione. Barbara Tibaldi (Fiom-Cgil) sottolinea come a Siena i lavoratori restino in presidio in attesa di garanzie occupazionali concrete. Massimiliano Nobis (Fim-Cisl) ricorda che ora è necessario puntare al rilancio del settore degli elettrodomestici in Italia, mentre Gianluca Ficco (Uilm) rimarca l’obbligo per Beko di utilizzare, fino al 2027, solo ammortizzatori conservativi e uscite incentivate. Per Paolo Capone (Ugl), infine, “il metodo Beko” può diventare un modello di riferimento fondato su dialogo, responsabilità e interesse nazionale.
© Riproduzione riservata