Mentre la Banca Centrale Europea fa marcia indietro sui tassi di interesse e i mercati mostrano un certo ottimismo nei confronti del debito pubblico italiano, i Btp vanno a ruba in concomitanza con la nuova emissione condotta dal Dipartimento del Tesoro.
La domanda degli ordini da parte degli investitori istituzionali ha oltrepassato la quota totale dei 200 miliardi di euro nella giornata di ieri. In Europa non si ricorda una tale mole di richieste. Si è andati infatti oltre i 99 miliardi nella domanda per il Btp a sette anni, a fronte di un valore iniziale di 10 miliardi, e si sono raggiunti i 107 miliardi per il titolo trentennale, rispetto a un ammontare emesso di soli 3 miliardi.
La domanda, come si ricorda in un articolo del Sole 24 Ore, si era distinta già a settembre con 130 miliardi per una singola emissione da 8 miliardi, sempre riservata al titolo trentennale collocato di nuovo ieri. Sul buon vento delle operazioni hanno probabilmente influito positivamente le due “promozioni” arrivate in questi giorni sui bilanci nazionali da parte delle agenzie americane di rating Standard & Poor’s e Fitch. In particolare il Btp che scade nel novembre 2031 è stato collocato con un rendimento lordo pari al 3,20%, mentre quello trentennale (ottobre 2054) ha ottenuto un tasso del 4,279%. Considerando che il fabbisogno lordo per l’intero 2024 risulta così coperto per oltre il 90%, sarà difficile assistere ad altri collocamenti entro dicembre.
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