Chiara Ferragni, aumento di capitale da 6,4 milioni di euro per salvare Fenice

Chiara Ferragni, sì all'aumento di capitale da 6,4 milioni per salvare Fenice© Shutterstock

L’assemblea dei soci ha dato il suo voto favorevole per salvare l’azienda fondata dall’imprenditrice digitale Chiara Ferragni: Fenice gioverà di un aumento di capitale pari a 6,4 milioni di euro. La decisione è stata approvata con il sì di Sisterhood e Alchimia, che ha permesso anche di arrivare all’approvazione del bilancio e dello stato patrimoniale. La prima è la holding con cui Ferragni controlla il 32,5% di Fenice, e la seconda è la società di Paolo Barletta che detiene il 40%. Insieme detengono l’ampia maggioranza.

Nel dettaglio, Sisterhood è “pronta a sottoscrivere l’aumento di capitale in proporzione alla quota detenuta”, pure coprendo la parte eventualmente non sottoscritta dagli altri soci. In questo modo, consente all’azienda titolare dei marchi di Ferragni di “proseguire con successo la propria attività”. 

Pandoro Gate: Ferragni e il crollo patrimoniale

Il patrimonio si trova a zero a causa delle perdite da 10,2 milioni di euro registrate tra il 2023 e novembre 2024. Il bilancio 2023 si è chiuso con ricavi intorno agli 11/12 milioni, in calo rispetto ai 14,3 milioni del 2022. Ma il Pandoro Gate ha colpito il bilancio dell’anno successivo, quando il brand Chiara Ferragni avrebbe prodotto poco meno di 2 milioni di fatturato con perdite cumulate (relative a 2023 e 2024) a circa 10,2 milioni di euro.

Non tutti i soci, però, si sono espressi favorevolmente. Pasquale Morgese, azionista al 27,5%, ha votato contro il salvataggio della società di Chiara Ferragni, Fenice, e quindi sull’aumento di capitale. Il socio di lungo corso dell’imprenditrice digitale, oltretutto, si sarebbe riservato di impugnare sia il bilancio che le delibere assembleari relative alla ricapitalizzazione. Si tratta dell’esito di una frattura nata già prima del Pandoro Gate, ma che con le indagini della Procura di Milano si è aggravata. Morgese, infatti, accusa Ferragni e gli altri soci di non aver gestito la situazione garantendo la massima trasparenza.

A quattro mesi dall’ arrivo di Claudio Calabi come amministratore unico di Fenice, è andato in porto il piano per puntellare la società che ora può ripartire, salvandosi dalla procedura fallimentare che altrimenti sarebbe stata inevitabile. Con il via libera all’aumento di capitale le perdite possono essere ripianate e la società può ora contare su 200 mila euro di capitale.

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