Abbiamo toccato il fondo, ora non resta che risalire. E i segnali per la ripresa economica ci sono; toccherà alla politica contribuire a infondere in cittadini e imprese la giusta dose di fiducia attraverso una maggioranza solida e riforme. È la sintesi dell’analisi mensile del Centro Studi Confindustria e relativa al mese di gennaio dove si sottolinea come – dopo la seconda recessione negli ultimi cinque anni – si stiano delineando i presupposti per un “rimbalzo” dell’economia, che può dare avvio alla ripresa. “La sfiducia ha compresso la domanda interna ben oltre quanto giustificato dalla situazione oggettiva dei bilanci familiari e aziendali – si afferma nella nota di Confindustria – gli acquisti di beni durevoli sono scesi molto più del reddito reale disponibile, gli investimenti sono ai minimi storici in rapporto al Pil e le scorte sono bassissime. Contemporaneamente vengono meno o si allentano le tre cause del regresso: credit crunch, iper-restrizione dei bilanci pubblici e frenata della domanda globale. Basilare per la ripartenza è che si sollevi la cappa di paura creata dalla situazione politica interna; perciò è cruciale che l’esito delle imminenti elezioni dia al Paese una maggioranza solida, che abbia come priorità le riforme e la crescita, fornendo così un quadro chiaro che infonda fiducia nel futuro e orienti favorevolmente verso la spesa le decisioni di consumatori e imprenditori”.Rimarranno deboli le costruzioni, per le quali vanno prese misure specifiche.
LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE. Oltre a una situazione politica più chiara a livello internazionale, Confindustria registra continui segnali di progresso, “alcuni perfino nell’Eurozona, grazie al “contagio positivo” innescato dalle decisioni dello scorso anno di Bce (che rimane però timida sui tassi) e governi. Ciò ha messo in moto un ‘drammatico miglioramento’ mondiale delle condizioni finanziarie e una ritirata dell’avversione al rischio, destinati a proseguire; ne beneficeranno soprattutto i PIIGS, stressati dal prosciugamento della liquidità”. L’economia cinese è già ripartita, gli altri seguiranno. “Negli Stati Uniti – si aggiunge nel bollettino mensile – grazie alla potente azione della Fed e ai coraggiosi deficit pubblici, è risorta l’edilizia residenziale, nei prezzi e nei volumi, e questo sosterrà fiducia e spesa dei consumatori; il manifatturiero riguadagna peso nel tirare lo sviluppo. Il mero annuncio della nuova politica economica in Giappone ha provocato scaramucce valutarie, con movimenti anche del 20% di alcuni tassi di cambio; fin qui l’unica vera vittima è la Corea e l’Area euro inizia a subire danni collaterali ingenti; urge più coordinamento. Le materie prime, specie il petrolio, fiutano il riavvio mondiale”.
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