Dal 2007 al 2012 sono stati bruciati 539 mila posti di lavoro e, tra il 2009 e il 2012, 55 mila imprese hanno chiuso i battenti: sono i numeri del settore manifatturiero italiano registrati da Confindustria che, anche per il futuro, prevede che le aziende potrebbero essere costrette a tagliare altri posti di lavoro. L’Italia rimane la settima potenza industriale “ma la sua base produttiva è messa a rischio dalla durata del calo della domanda”, si afferma in una nota dell’associazione secondo cui la recessione ha causato la “distruzione del 15% del potenziale manifatturiero italiano”. Tra gennaio e aprile di quest’anno, come riporta in un servizio il Tg5, l’Ires – la principale imposta sul reddito di impresa – e l’Iva sono scese rispettivamente del 12 e dell’8% a conferma che consumi e imprese sono in difficoltà.
LE CINQUE PROPOSTE DI CONFINDUSTRIA. Per rilanciare l’economia gli industriali lanciano cinque proposte al governo. Si parte dalla prima, la madre di tutte le riforme sul fronte delle semplificazioni e della sburocratizzazione. Oltre al piano per la ripresa l’associazione chiede di agire sulla spesa improduttiva, da cui attingere le risorse, e di attuare una nuova fase della spending review. “Urge invertire la rotta, ma ce la possiamo fare perché – afferma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi – siamo ancora la seconda potenza industriale europea con oltre il 3% di quota sulla produzione industriale mondiale”. Ma gli industriali ricordano anche il difficile accesso al credito che mette a rischio anche le aziende sane. Dalle banche 44 miliardi in meno alle imprese
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