Contraffazione, un’industria da 6,5 miliardi (che la legge non punisce)

Il decreto legislativo sulla “tenuità del fatto” sembra mettere al sicuro il mercato del falso, che toglie allo stato ben 5 miliardi di euro e 105 mila posti di lavoro

Beni sequestrati per 1,6 miliardi di euro nel settore degli accessori di moda, 633 milioni nell’abbigliamento, 418 milioni in arredamento, ceramiche e ricambi per auto, 486 milioni in apparecchiature elettriche. È solo una piccola parte dei principali prodotti contraffatti in Italia e sequestrati dalle forze di polizia nel periodo 2008-2014; un dato che rende bene l’idea delle dimensioni dell’industria del falso nel nostro Paese: un fatturato da 6,5 miliardi di euro che, se sconfitta dall’oggi al domani, permetterebbe allo stato di incamerare 5 miliardi e garantire qualcosa come 105 mila posti di lavoro in più.

REATI NON PUNITI. Il problema, come spiegato da Paolo Berizzi su la Repubblica, è che con il recente decreto legislativo n. 28 del 16 marzo 2016 – meglio noto come legge sulla “tenuità del fatto” – i colpevoli non rischiano praticamente nulla: per alleggerire la macchina giudiziaria italiana tutti i reati con pena massima non superiore ai 5 anni possono trovare l’applicazione della non punibilità. “Con questa legge, che pure comprendo nell’impianto, è quasi impossibile punire la contraffazione”, spiega il presidente della commissione parlamentare anticontraffazione Mario Catania. Chiediamo che venga modificata. La normativa attuale tratta con lo stesso peso e la stessa misura l’immigrato che vende una borsa sulla spiaggia e il grande criminale che movimenta tonnellate di merce”. E se il primo potrebbe desistere di fronte alla minaccia di una multa compresa tra i 2.500 e i 25 mila euro, per il secondo si tratterebbe solo di un piccolissimo intoppo. “La contraffazione è il business criminale con il miglior rapporto profitto-rischio – aggiunge Catania – È finita l’epoca degli artigiani truffaldini. Adesso combattiamo contro le grandi mafie e le piattaforme digitali”.

COME RISOLVERE IL PROBLEMA. Il 5 ottobre a Expo, come riportato dal quotidiano del gruppo L’Espresso, saranno presentate cinque relazioni (frutto di un anno di lavoro, con un centinaio di audizioni tra magistrati, forze di polizia e categorie produttive) e una proposta della commissione parlamentare. L’obiettivo è di introdurre un doppio binario per i beni riguardanti al contraffazione e la pirateria. In pratica saper distinguere tra i reati, perché nella contraffazione c’è tenue e tenue. E a oggi, serve porre un problema a un dato frustrante, soprattutto per le forze dell’ordine: in due casi e mezzo su tre, i contraffattori beccati la fanno franca. E dall’entrata in vigore del decreto legislativo sulla tenuità del fatto, pochissimi scontano le pene, che vanno dai sei mesi ai tre anni.

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