Cresce anche in Italia il crowdfunding per le imprese e gli investimenti

Al momento, il nostro Paese vanta 11 portali autorizzati di crowdlending e 27 di equity crowdfunding. Ma questi numeri sono destinati ad aumentare

Sebbene a piccoli passi, cresce anche in Italia la variante business del crowdfunding, il cosiddetto finanziamento dal basso. Al momento, il nostro Paese può contare su 11 portali autorizzati di crowdlending e 27 di equity crowdfunding (le due branche del crowdfunding legate alle imprese e agli investimenti), ma se guardiamo al mondo anglosassone, da sempre una nostra grande fonte di ispirazione in merito ad abitudini e tendenze, possiamo ben sperare per il futuro. Nel Regno Unito e in America, infatti, la penetrazione delle piattaforme che mettono in contatto aziende che cercano capitali con chi è disposto a erogarli è pari al 2%. Ma come agiscono queste realtà? In pratica, prevedono che singoli risparmiatori donino, attraverso siti specializzati e approvati dal regolatore nazionale, liquidità alle piccole e medie imprese (Pmi), con adeguata remunerazione. In cambio possono entrare nel capitale di aziende e start up (con l’equity crowdfunding). Oppure può trattarsi di operazioni a debito (con il crowdlending).

Il funzionamento del crowdfunding è molto semplice

Il funzionamento pratico del crowdfunding è molto più facile di quanto si possa pensare. La prima mossa spetta all’azienda che vuole ottenere fondi, che deve fare una specifica richiesta di finanziamento sulla piattaforma scelta, specificando importo, durata e utilizzo delle risorse richieste. Entro 48 ore un team di esperti valuta la richiesta, richiedendo se necessario ulteriori informazioni, e fornisce la sua risposta. In caso di via libera, gli analisti specificano anche il possibile rendimento per gli investitori, che così possono fare tutte le loro valutazioni prima di agire.

In Italia, le Pmi che hanno deciso di buttarsi su crowdlending ed equity crowdfunding sono ancora poche, ma potrebbero crescere a breve, considerando il difficile momento politico-finanziario che stiamo attraversando e il probabile peggioramento delle condizioni di finanziamento del sistema bancario. Fra l’altro, “il contesto economico e la struttura industriale italiana, composta per lo più da Pmi che soffrono ancora di una restrizione del credito, ci fa pensare che i canali alternativi abbiano grossi margini di crescita” dice Sergio Zocchi, country manager italiano di Lendix, operatore internazionale nato in Francia nel 2015 e attivo nel nostro Paese dal maggio 2017, con 50 progetti finanziati per un importo superiore a 25 milioni di euro.

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