Combattere i pericoli del riciclaggio legati alle criptovalute: è questa una delle priorità di Bankitalia, che mette nero su bianco tutti i rischi che la tecnologia (e in generale le innovazioni tecnologiche) agevolano. E non solo: la Banca sta anche chiedendo ufficialmente dei nuovi strumenti per rendere più efficace la lotta a qualsiasi di truffa o di azione illegale.
Con un paper dal titolo Riciclaggio e blockchain: si può seguire la traccia nel mondo cripto? la banca centrale italiana ha approfondito le tecniche relative alle blockchain e alle criptoattività utilizzate nel riciclaggio e nel finanziamento del terrorismo. Lo scopo dello studio era quello di valutare l’efficacia di quelli che sono gli attuali sistemi di sicurezza e purtroppo la conclusione è che esistono ancora troppe zone d’ombra.
Il report, infatti, sottolinea come le «soluzioni tecnologiche basate su smart contract e zero-knowledge proof che il mercato sta sviluppando potrebbero consentire di estendere l’applicazione degli obblighi di identificazione ai soggetti coinvolti negli scambi, ma non permetterebberodi controllarne l’operatività nel continuo (“adeguata verifica”), rendendo quantomeno difficile l’individuazione di transazioni potenzialmente sospette».
Il testo integrale del report ribadisce inoltre che rispetto al mondo tradizionale, nel mercato delle criptovalute la misurazione del perimetro del riciclaggio è resa ancora più complessa dalla presenza di ulteriori strumenti che consentono di fare perdere le proprie tracce. Questi strumenti sfruttano alcune caratteristiche delle criptoattività, fra cui quelle di immaterialità, di velocità di trasferimento e di assoggettamento a confini e controlli geografici, di difficile riconducibilità al soggetto che le possiede.
Quali sono, dunque, le soluzioni? Sviluppare nuove tecniche, idonee a costruire anche in ambito decentralizzato un sistema di controllo del rischio di riciclaggio paragonabile a quello
tradizionale, considerando anche il rischio insito nella trasparenza degli smart contract, il cui codice di funzionamento è memorizzato sulla blockchain, e quindi pubblicamente ispezionabile. La sfida è complessa e l’impresa è ardua, di conseguenza non c’è tempo da perdere.