Come esempio ha citato la riforma sul Patto europeo di stabilità e di crescita dove da una “demonizzazione del debito pubblico” si è arrivati a soluzioni “più ragionevoli, in cui si riconosce l’importanza di valutare tutti i fattori rilevanti” che determinano la situazione di un Paese. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, prova a stemperare l’attenzione dell’Europa sul debito pubblico e a spostarlo su altri fattori che, per l’Italia, sono comunque corresponsabili dell’attuale crisi economica. “L’attuale crisi – spiega il ministro al termine della riunione dell’Ecofin – non è solo una crisi dei debiti pubblici ma anche della finanza privata, delle banche. Pensare che sia solo una questione di debiti pubblici sarebbe un errore. Per l’Italia la disciplina fiscale è fondamentale – aggiunge – ma vogliamo anche più controlli sulla solidità della finanza privata e delle banche. Questo è l’approccio giusto, la via maestra”.
Il lato oscuro della crisiPer Tremonti l’attuale crisi economica “ha una doppia natura, pubblica e privata” e questi due aspetti “devono avere una pari rilevanza. Negare che la crisi derivi anche dalla finanza privata è negare un pezzo della realtà. E proprio non considerare questo lato oscuro ci ha portato alla situazione che stiamo vivendo”. Quindi a pesare sull’attuale situazione di alcuni Paesi come l’Irlanda c’è anche la finanza privata e le banche. “Vedo che l’atmosfera in Europa sta cambiando – sottolinea il ministro italiano – questa visione si sta affermando. Anche per noi la disciplina di bilancio è fondamentale, ma deve essere affiancata anche da un’analisi più profonda della meccanica della crisi. È troppo facile dare solo la colpa ai governi”.
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