A differenza degli altri Paesi Europei, fino ad ora l’Italia ha investito poco nell’Africa. A torto. Lo dimostra il rapporto Ispi commissionato dal Ministero degli Esteri, che indica come Paesi di particolare interesse per l’Italia l’Angola, l’Etiopia, il Ghana, il Kenya, il Mozambico, la Nigeria, il Senegal e il SudAfrica. Nel giro di dieci anni, infatti, i Paesi dell’Africa Subsahraiana hanno fatto un vero e proprio balzo in avanti: nel 2012 il loro tasso di crescita (4,2%) ha superato quello dei paesi Bric, ossia Brasile, Russia, India, Cina (3,8%). Per il 2013 il Fondo Monetario stima una crescita del 5% per il 2013 e del 6% per il 2014. E ancora: l’inflazione è scesa sotto il 10%, mentre nel giro di vent’anni il debito estero è passato dal 65% all’attuale 27%. Migliorano anche le condizioni di vita: quintuplicata la spesa per i consumi dal 1990 al 2011; quasi il 20% della popolazione ha internet; la percentuale di persone sotto il livello di povertà estrema è calata dal 60% negli anni 90 all’attuale 48%.
Da qui il programma di investimenti pubblico – privati contenuto nel rapporto Ispi, che propone, tra le altre cose, anche il potenziamento delle ambasciate e campagne di informazione sull’economia italiana.
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