Dazi Usa, già nel 1987 Reagan spiegava i danni di una politica come quella di Trump. Il video

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I dazi Usa voluti fortemente da Donald Trump stanno avendo conseguenze mondiali: la guerra commerciale sembra essere solo agli inizi e torna attuale un discorso di Donald Reagan, allora presidente degli Stati Uniti, pronunciato nel 1987, in cui spiegava le conseguenze di una politica del genere.

Repubblicano, in carica dal 1981 al 1989, è stato forse il presidente di destra più amato. Al suo comando, infatti, il Paese ha visto un periodo di forte crescita. Con la cosiddetta Reaganomics, un approccio economico liberista, gli americani hanno vissuto una fase di benessere.

Il discorso di Ronald Reagan sui dazi

Quasi quarant’anni fa, ormai, Ronald Reagan ha parlato alla nazione rispetto ai rapporti con il Sol Levante e ai disaccordi in materia di politica commerciale. Ha fatto riferimento a “nuovi dazi su alcuni prodotti giapponesi in risposta all’incapacità del Giappone di far rispettare l’accordo commerciale con noi riguardante dispositivi elettronici chiamati semiconduttori”. 

Tuttavia ha specificato che si trattava di misure che non adottava a cuor leggero perché “sul lungo periodo, queste barriere danneggiano ogni lavoratore e consumatore americano”. Ma allora perché li ha adottati? Si è trattato di un caso particolare, che si è venuto a creare dopo che la controparte ha messo in atto “pratiche commerciali scorrette, violando l’accordo tra Giappone e Stati Uniti” e venendo meno all’impegno preso per “uno scambio equo”. Un approccio completamente diverso, quindi, da quello adottato da Trump con i dazi Usa del 2025: Ronald Reagan ha infatti parlato di “restrizioni” da eliminare “il prima possibile”, in seguito a delle relazioni diplomatiche fruttuose.

Per l’allora presidente degli Stati Uniti, il protezionismo non era la strada giusta. “Quello che accade alla fine è che le industrie nazionali iniziano a contare sulla protezione del Governo sotto forma di dazi elevati – ha spiegato nel suo discorso del 1987 – Smettono di competere, e smettono di innovare nella gestione e nella tecnologia, che sono invece essenziali per avere successo nei mercati globali”.

Ma non è finita qui, perché tasse elevate sui prodotti che vengono esportati dalle altre nazioni portano a “ritorsioni e all’innesco di dure guerre commerciali – ha dichiarato – Alla fine, a causa dei prezzi artificialmente elevati, che sovvenzionano l’inefficienza e la cattiva gestione, la gente smette di comprare. E allora succede il peggio: i mercati si restringono e crollano; le aziende e le industrie chiudono; e milioni di persone perdono il lavoro”.

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