Alcuni dazi Usa sono in vigore. Le percentuali sono variabili, ma comunque creano non pochi problemi all’export di determinati Paesi. Nella fattispecie si parla del 25% per le merci che partono dal Canada (il 10% per le risorse energetiche) e dal Messico, e del 20% per quelle che arrivano da Pechino.
Il primo ministro canadese, Justin Trudeau, pensa che “nulla giustifichi queste misure americane” e che “se i dazi statunitensi entreranno in vigore, il Canada risponderà a partire da mezzanotte applicando dazi del 25% su 155 miliardi di dollari di merci statunitensi”.
La Cina ha visto raddoppiare i costi di esportazione rispetto a febbraio 2025 e risponderà con un aumento dei costi dal 10% al 15%, a seconda dei beni. Inoltre, le importazioni di pollo, grano, mais e cotone coltivati negli Stati Uniti saranno soggette a una tariffa aggiuntiva del 15%. Sorgo, soia, maiale, manzo, frutti di mare, frutta, verdura e latticini aumenteranno del 10%. A essere presa di mira, quindi, pare essere l’industria agro-alimentare.
Il colosso asiatico ha anche parlato dell’inserimento di 15 “entità” Usa in una “lista di controllo delle esportazioni” e di altre dieci aziende americane nell’elenco delle “entità inaffidabili”. Si tratta di una replica che deriva della decisionie di “vendere armi a Taiwan”, un’isola di fatto indipendente dalla Cina, considerata “ribelle” e da “riunificare”.
I piani per l’India, la prossima a essere colpita
Intanto, il ministro indiano del Commercio e dell’Industria, Piyush Goyal, ha cancellato tutti i suoi impegni fino all’8 marzo 2025 ed è volato a Washington per capire come fronteggiare una politica estera statunitense che potrebbe creare non pochi problemi.
I dazi Usa in vigore in Canada e Cina lo saranno in India ad aprile. Ecco allora che ci potrebbero essere margini di trattativa. Tuttavia le preoccupazioni non sono poche dato che – secondo le stime di Citi Research – un’operazione di questa portata potrebbe costare a New Delhi 7 miliardi di dollari di esportazioni verso gli Stati Uniti.
Le negoziazioni pregresse, che hanno visto – da parte del premier Narendra Modi – la proposta del taglio ai dazi sul bourbon del Tennessee, devono viaggiare su un altro tenore se l’India vuole riuscire a limitare i danni rispetto a un modo di fare di Donald Trump considerato dai più scellerato (e non solo rispetto alle politiche commerciali).
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