I dazi Usa, stabiliti da Donald Trump, stanno rendendo più difficili i rapporti geopolitici mondiali e una guerra commerciale pare essere alle porte, a confermarlo sono anche gli ultimi dati Istat. Questo stato rischia di provocare conseguenze anche per l’Italia. L’istituto di statistica lancia l’allarme sulle minacce del neopresidente americano e le contromosse da parte della Commissione europea. Non a caso, della tematica ne hanno parlato il vicepremier e ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, e il segretario di Stato statunitense, Marco Rubio, in occasione del G7 Esteri in Canada.
“Bisognerà evitare qualsiasi guerra commerciale perché non fa bene a nessuno”, ha dichiarato Antonio Tajani, che è della stessa opinione della presidente della Bce, Christine Lagarde, la quale ha parlato di “gravi conseguenze” a livello globale e per gli Stati Uniti.
I dati Istat sugli effetti dei dazi
I dazi Usa, secondo l’Istat, per l’Italia potrebbero avere “effetti rilevanti”. Nel 2024, infatti, oltre il 48% del valore dell’export italiano è stato indirizzato al di fuori dell’Unione europea e gli Stati Uniti hanno assorbito circa il 10% delle vendite all’estero dell’Italia e più di un quinto di quelle di prodotti destinati ai mercati extra europei.
Nel 2024, l’Europa “ha fornito un contributo negativo alla crescita degli scambi internazionali, penalizzata dal conflitto fra Russia e Ucraina e dall’economia della Germania indebolita. A essere particolarmente penalizzati sono stati i settori dell’automotive, quello chimico e quello farmaceutico.
La possibile escalation delle tensioni commerciali e geopolitiche dovuta ai dazi americani non rende le cose più semplici. Secondo le stime, per il 2025, “la tendenza negativa dovrebbe invertirsi e l’Europa potrebbe tornare a fornire un contributo positivo all’andamento delle esportazioni e importazioni mondiali di beni in volume”, si legge nel report dell’Istat.
A giocare un ruolo determinante sono “numerosi rischi al ribasso”. Fra questi ci sono “gli attriti commerciali internazionali e la possibile escalation delle tensioni geopolitiche”. I dazi Usa verso il Canada, il Messico e la Cina “potrebbero incidere negativamente sulla domanda mondiale, l’inflazione e le catene globali del valore”, fa sapere l’Istat. Ma a incidere sono anche le politiche industriali protezionistiche di molti Paesi. Inoltre, “l’inflazione non è più il problema economico principale a livello internazionale, ma continua a rappresentare un rischio rilevante”, ha osservato l’Istat.
I pericoli per gli Usa
Non è solo l’Europa a rischiare in questo quadro generale. Anche negli Stati Uniti “vi sono timori che l’entrata in vigore dei dazi possa innescare aumenti dei costi e ridurre i margini di profitto“. Inoltre, la fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è scesa ancora a marzo 2025, è passata dal 64,7% al 57,9%. Si tratta di un dato al ribasso rispetto alle aspettative pari al 63,2%. Ad avere avuto un ruolo determinante è stata proprio la politica tariffaria del presidente Donald Trump e la probabile salita dell’inflazione, che si prevede possa salire al 4,9% (la percentuale più alta dalla fine del 2022).
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