Dazi Usa: la guerra commerciale con l’Ue, Made in Italy a rischio

Dazi Usa: la guerra commerciale con l’Ue, prodotti Made in Italy a rischio© Shutterstock

I dazi Usa stanno creando non pochi dissapori nella guerra commerciale con l’Ue. In questo contesto i prodotti Made in Italy rischiano di essere danneggiati pesantemente. Dopo le tariffe imposte su acciaio e alluminio dagli Stati Uniti, le contromisure in due fasi della Commissione europea e la promessa di Trump di rispondere i rapporti si inaspriscono e impongono al Governo Meloni di dire la propria.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo al question time alla Camera, si è detto preoccupato per la condizione geopolitica attuale e ha dichiarato che “è innegabile che la politica di introduzione di dazi annunciata dall’amministrazione americana potrebbe danneggiare l’economia italiana come quella europea e con effetto a catena il commercio globale”.

Dazi Usa: prodotti maggiormente a rischio

I dazi non penalizzerebbero soltanto i comparti del lusso, ma anche quelli maggiormente competitivi come il parmigiano reggiano, il vino e la mozzarella di bufala, con un ottimo rapporto qualità-prezzo. I settori che sarebbero maggiormente colpiti dai dazi Usa nella guerra commerciale con l’Ue sono quelli dell’agroalimentare. Prodotti come il pecorino romano rischiano di essere sostituiti da mere imitazioni.

Un altro alimento che potrebbe essere colpito dalle tassazioni di Trump è il sidro di mele, insieme all’olio e all’aceto. Per non parlare dei vini di fascia media, come il prosecco, che rappresentano “quasi il 98% delle bottiglie italiane” acquistate in america. A dirlo è una stima dell’Unione Italiana Vini.

Se i dazi venissero confermati al 25%, il danno per il settore del vino Made in Italy sarebbe di circa 470 milioni di euro, soltanto per gli effetti diretti della domanda dagli Stati Uniti. In più vanno calcolati quelli indiretti sull’export globale che portano la somma alla soglia del miliardo di euro. 

La posizione di produttori e politici

“Urge un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora. L’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni – ha detto il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini – e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024”.

Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è dell’idea che serva trovare una strada comunitaria a livello europeo e il vicepremier, Matteo Salvini, ha ricordato come  “sia con Trump che con Biden l’Italia ebbe non la fortuna, ma l’abilità di contrattare, ed alcuni prodotti, ad esempio il vino, furono esentati dai dazi”.

Il Partito democratico chiede anche un piano strategico nazionale per il settore agricolo. E a rassicurarlo è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Lavoriamo insieme all’Unione europea, ma noi siamo pronti a tutelare nel modo migliore possibile le nostre imprese. Il giorno 21 ci sarà infatti una riunione con le imprese alle quali spiegheremo quali sono le idee e le proposte del governo per meglio tutelarle sul palcoscenico internazionale”.

Intanto la Arnaldo Caprai di Montefalco, uno dei produttori più noti di Sagrantino, ha già spostato negli Stati Uniti tutto l’export necessario a coprire il proprio mercato Usa fino al primo trimestre 2026.

Pasqua Vini, invece, sta puntando sulla diversificazione dei mercati e sull’alto di gamma, così da poter assorbire il colpo dei dazi. Nel frattempo, si spera che il Made in Italy possa resistere alla nuova politica di Trump e non subire un calo eccessivo della domanda.

Resta sempre aggiornato con il nuovo canale Whatsapp di Business People
© Riproduzione riservata