I dazi Usa mettono in allerta l’economia milanese e l’Italia in generale. Secondo l’analisi dei 408 imprenditori del terziario intervistati da Confcommercio a Milano, Monza Brianza e Lodi – se la politica di Trump arrivasse a toccare il Made in Italy – ci sarebbero delle ripercussioni negative per tre aziende su quattro e un incremento dei prezzi al consumo di cinque punti percentuali. Infatti, l’economia ambrosiana e quella americana sono legate a doppio filo.
Gli Stati Uniti sono il secondo partner commerciale, con il 10,6% della produzione locale, delle imprese che esportano dal Milanese. Non a caso, fra gennaio e settembre 2024, si sono registrati oltre 4 miliardi e 494 milioni di euro.
Gli Usa sono secondi soltanto alla Svizzera, con il 10,8%, e hanno interessi sulle apparecchiature elettriche e quelle per uso domestico non elettriche, con 227,77 milioni di euro; sui macchinari e gli impianti, con 193,13 milioni; sull’abbigliamento, con 173,91 milioni di euro; sugli articoli in pelle che non riguardano l’abbigliamento, con 155,44 milioni, e sui prodotti chimici, con 149,10 milioni. Da questo calcolo sono escluse le importazioni.
Dazi Usa in Italia, le soluzioni degli imprenditori
Se i dazi Usa dovessero intaccare l’economia dell’Italia, e del Milanese in modo particolare, il 37% degli imprenditori del terziario intervistati prevedono un aumento dei prezzi di vendita. Tuttavia il 35% punterebbe alla diversificazione dei mercati e il 21% sulla riduzione dei margini di profitto. Soltanto il 2% degli intervistati vede come una possibile strada percorribile l’interruzione degli scambi commerciali con gli Stati Uniti.
“Un eventuale rialzo dei dazi Usa e la risposta europea preoccupano il sistema delle imprese — osserva Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio —L’effetto, infatti, sarebbe quello di un aggravio di costi con una contrazione delle vendite in un momento ancora molto delicato per la nostra economia. Con conseguenze inevitabili per famiglie e imprese”.
Al momento si parla solo di ipotesi, ma è importante che l’Ue abbia una linea comune rispetto a un’eventuale risposta alle politiche commerciali del neopresidente Donald Trump.
Indicativo è lo studio portato avanti da Assolombarda. Nel 2023, la Lombardia ha esportato negli Stati Uniti per 14,2 miliardi di euro, contribuendo all’8,7% dell’export totale e al 2,9% del Pil regionale. Dopo il Covid, inoltre, ci sono state varie difficoltà da affrontare: dal costo dell’energia alle guerre e alla recessione in Germania.
Il parere degli esperti
“I dazi rischiano di compromettere seriamente la nostra competitività. Gli Stati Uniti negli ultimi 30 anni hanno perso capacità industriale e manifatturiera e già da tempo fanno tutto il possibile per ricostruirla — ha dichiarato il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada.
In un’Europa in difficoltà per il caro-energia e la mancanza di investimenti su innovazione e capacità industriale, la burocrazia e le tasse hanno un peso non indifferente. “Il nocciolo della questione è concentrarsi su cosa può e deve fare l’Europa per non perdere la sua industria – ha aggiunto Spada – Sicuramente servono una profonda de-regulation; grandi investimenti comuni soprattutto in settori alla frontiera della tecnologia; cambiare l’approccio, ora ideologico, verso la transizione ecologica che attualmente è perlopiù ‘green’ ma ancora per niente ‘deal’”.
© Riproduzione riservata