Filippo Antonio De CeccoIl cavaliere Filippo Antonio De Cecco resterà alla guida dell’omonimo Gruppo, terzo produttore mondiale di pasta. La nomina a presidente segue l’elezione del nuovo Consiglio di amministrazione dell’azienda, dal quale escono, invece, esponenti di minoranza della famiglia come Adolfo Ronco Municchi e Saturnino De Cecco.
Tra le novità, entra nel Consiglio di amministrazione come consigliere indipendente Francesco Pugliese, ex a.d. di Conad, mentre sono confermati Gianni Letta, Mario Boselli e Bruno Pavesi. Tutto questo viene letto come un segnale di consolidamento della governance, che può contare su una netta maggioranza di oltre il 55%, e si verifica proprio mentre sta per partire un nuovo “ambizioso” programma per i prossimi anni.
Il piano quinquennale del Gruppo De Cecco
Il piano quinquennale punta a raggiungere il miliardo di fatturato. Sono previsti interventi industriali come la realizzazione di un nuovo silos da 500 mila quintali che porterà la capacità di stoccaggio del grano a 1,5 milioni di quintali complessivi. Se De Cecco è già un punto di riferimento per il mondo della pasta, l’azienda sembra intenzionata a entrare con maggiore convinzione in altri ambiti di produzione: dai sughi e derivati del pomodoro, con un obiettivo di 100 milioni di fatturato, al mercato degli gnocchi, con l’obiettivo di arrivare a un giro d’affari di 30 milioni.
Non manca inoltre la volontà di rafforzare la produzione dei prodotti da forno con una nuova Fetta biscottata De Cecco. Il 2023 è stato un anno da record per l’azienda: “Nei dodici mesi, De Cecco ha continuato a rafforzare la sua posizione di mercato, raggiungendo ricavi superiori ai 630 milioni di euro e registrando una crescita del 22,5% negli ultimi due anni”, ha dichiarato Filippo Antonio De Cecco. “Anche l’utile d’esercizio della Fratelli De Cecco di Filippo Fara San Martino Spa registra un aumento del 10% rispetto all’anno precedente, attestandosi su 15,5 milioni di euro”. De Cecco ha appena celebrato 130 anni di presenza sul mercato americano, festeggiando tra l’altro il 53% delle vendite provenienti dall’export internazionale.
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