Diminuisce l’evasione fiscale in Italia, ma c’è ancora molto su cui lavorare

Si conferma la tendenza di medio-lungo periodo a una contrazione dell'evasione fiscale sul PIL e del rapporto fra le entrate sottratte alla finanza pubblica

Evasione fiscale, si riducono i numeri: dal 2021 miglioramenti© Shutterstock

Le cose sono migliorate, sì, ma il problema non è certo scomparso: in Italia l’evasione fiscale resta ancora un problema serio, che il Governo tiene sempre più sotto controllo sia per creare leggi e regolamenti più stringenti sia per evitare ogni tipo di escamotage.

A restituire una panoramica dettagliata è il Rapporto sull’Economia non Osservata, reportage completo del Ministero dell’Economia e della Finanza. Il documento è relativo in particolare all’anno 2021, ultimo per il quale le informazioni rilevanti sono disponibili.

Aggiornato a ottobre, in seguito alla revisione dei Conti Nazionali apportata dall’Istat, il report conferma la tendenza di medio-lungo periodo a una contrazione dell’incidenza dell’economia non osservata sul prodotto interno lordo e del rapporto fra le entrate complessivamente sottratte alla finanza pubblica a causa dell’evasione (il cosiddetto tax gap) e il gettito potenziale.

Come si legge nel rapporto, nel 2021 il gap complessivo, tributario e contributivo, risulta pari a 82,4 miliardi di euro, con una riduzione di 3,2 miliardi di euro rispetto al 2020, di cui circa 72 miliardi di sole entrate tributarie, con una riduzione di quasi 2,8 miliardi di euro rispetto al 2020.

Tale riduzione è principalmente il risultato di una diminuzione del gap IVA di circa 4,2 miliardi di euro (-19% rispetto al 2020) e del tax gap delle locazioni di 303 milioni di euro (-58% rispetto al 2020), compensato parzialmente da un incremento del gap IRPEF per il reddito da lavoro autonomo e d’impresa di circa 1,5 miliardi di euro (+5% rispetto al 2020).

In generale l’evasione è in calo costante da anni: l’evasione fiscale stimata si è ridotta rispetto al 2019, quando la cifra superava i 100 miliardi. L’imposta più evasa resta l’IRPEF dei lavoratori autonomi, l’imposta sul reddito dovuta da chi ha una partita IVA: nel 2021 gli autonomi hanno evaso oltre 29 miliardi di IRPEF, e il tax gap è stato del 66,8 per cento. La seconda imposta più evasa in valore assoluto è l’IVA, con 17,8 miliardi mancanti al fisco, cioè il 13,8 per cento dell’imposta dovuta.

Il rapporto sottolinea anche che le componenti più rilevanti dell’economia sommersa sono quelle legate alla correzione della sotto-dichiarazione del valore aggiunto e all’impiego di lavoro irregolare. Nel 2021, infatti, hanno generato il  il 52,6% e il 39,2% del valore aggiunto complessivo attribuito all’economia sommersa. Meno rilevante, ma comunque significativo (8,3%), è il contributo delle altre componenti (mance, fitti “in nero” e integrazione domanda-offerta).

A livello settoriale, si è inoltre registrata una riduzione importante di 1,2 punti percentuali del peso del sommerso in Agricoltura, Costruzioni e Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione. Non è però tutto oro quello che luccica, perché si osservano invece degli aumenti nei servizi professionali, scientifici, tecnici e di supporto alle imprese, negli altri servizi alle persone, nei servizi di informazione e comunicazione e nelle attività finanziarie e assicurative.

In più, nonostante i buoni risultati l’Italia è ancora fra i primi tra i Paesi europei per perdita di gettito IVA in valore assoluto, ed è responsabile di un quarto di tutta l’imposta evasa nell’Unione Europea. L’obiettivo resta dunque quello di portare misure innovative che blocchino il fenomeno, compreso il discusso obbligo per gli esercenti di accettare i pagamenti elettronici, che seppur introdotto dal 2022 registra ancora delle resistenze ma potrebbe dare buonissimi risultati per l’emersione di somme altrimenti nascoste al fisco.

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