È l’Italia il peggior pagatore d’Europa

Trascorrono ben 165 giorni prima che la Pubblica amministrazione paghi un’impresa, e almeno 94 giorni prima che i fornitori percepiscano il saldo dovuto. Risultato: un'azienda su cinque è costretta a licenziare

Nuovo primato negativo per l’Italia: il Paese è il più lento in Europa nel saldare i pagamenti. A rilevarlo è la Cgia di Mestre che, per la sua analisi, si è basata sui dati di Intrum Justitia relativi ai primi tre mesi del 2014. Rispetto alla media Ue, infatti, la Pubblica amministrazione italiana impiega 107 giorni in più nel pagare le imprese, che ricevono dunque la somma dopo 165 giorni. Il divario record resta anche nei rapporti tra imprese e fornitori, nonché tra imprese e persone fisiche: nel primo caso, il fornitore percepisce il pagamento solo dopo 94 giorni (+47 giorni rispetto alla media Ue), mentre i cittadini privati devono attendere mediamente 75 giorni (+41). In tutti e tre i casi, nessun altro Paese europeo impiega più tempo dell’Italia, che si aggiudica così il record negativo. “Le lungaggini burocratiche, il cattivo funzionamento degli uffici pubblici, i vincoli economici legati al Patto di stabilità interno, l’abuso di posizione dominante del committente e la mancanza di liquidità sono alcune delle motivazioni che consegnano al nostro Paese la maglia nera nella correttezza dei pagamenti”, spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia. “Nonostante dall’1 gennaio 2013 la legge stabilisca che il Pubblico deve pagare entro 30-60 giorni, mentre i privati tra i 60-90 giorni, queste disposizioni continuano a essere palesemente inapplicate, con ricadute molto pesanti soprattutto per le piccole imprese che dispongono di un potere contrattuale molto limitato”. Questo, infatti, ha comportato che in media una azienda su cinque si ritrovi costretta a licenziare proprio a causa dei mancati pagamenti percepiti. “Nonostante il dato sia inferiore a quello registrato nei principali paesi Ue”, continua Bortolussi, “è drammatico che in l’Italia, con un tasso di disoccupazione che ormai galoppa verso il 13%, molte aziende siano costrette ad espellere una parte del personale perché non vengono pagate con regolarità”.

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