Eni, utile in calo ma sopra le attese: cedola su del 5%

Crescita della produzione e il taglio degli investimenti sostengono il titolo. Spinta su transizione e data center

Eni, utile in calo ma sopra le attese: cedola su del 5%Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni© Getty Images

Eni chiude il 2024 con utili in calo, ma superiori alle attese del mercato. Il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha registrato un utile netto adjusted di 5,2 miliardi di euro, in flessione del 37% rispetto all’anno precedente, mentre l’utile operativo adjusted si è attestato a 14,3 miliardi (-20%).

Nonostante la contrazione, la produzione è cresciuta del 3%, toccando 1,7 milioni di barili al giorno, mentre gli investimenti sono stati contenuti a 7 miliardi annui netti fino al 2028. «Abbiamo dimostrato che la nostra strategia funziona», ha dichiarato Descalzi, sottolineando il successo del modello satellitare che ha già visto l’avvio di Plenitude, Enilive, Var Energi e Ithaca. Il focus resta sulla transizione energetica e sulla valorizzazione degli asset, con un occhio anche ai data center, settore in cui Eni intende sfruttare il proprio know-how infrastrutturale.

Tra le mosse strategiche annunciate c’è la joint venture con Petronas per unire gli asset upstream in Indonesia e Malesia, un progetto che porterà alla nascita di un polo da 500 mila barili al giorno e 3 miliardi di barili di riserve. Sul fronte della remunerazione, Eni ha confermato l’aumento del dividendo del 5%, portandolo a 1,05 euro per azione, e un buyback da 1,5 miliardi, con possibile espansione fino a 3,5 miliardi.

«Il dividendo è una priorità per l’azienda», ha ribadito Descalzi. Nel piano strategico 2025-2028, la società punta a rafforzare la cattura e lo stoccaggio della CO2 (Ccs), con l’obiettivo di lanciare una società dedicata già entro fine anno, e a raddoppiare l’Ebitda di Plenitude, che passerà da 1,9 miliardi nel 2028 a oltre 2,5 miliardi nel 2030.

Come accennato, Eni guarda anche all’espansione nei data center, con un progetto a Ferrera Erbognone che prevede la creazione di un centro hyperscale da 90 MW, espandibile fino a 1 GW. «Tutti vogliono farlo, ma servono le componenti e noi le abbiamo», ha aggiunto l’amministratore delegato Descalzi, facendo riferimento a energia, terreni, supercalcolo e decarbonizzazione. Il gruppo sta inoltre affrontando la crisi della chimica europea con un piano di ristrutturazione per Versalis, che prevede la chiusura degli impianti di steam cracking a Priolo e Brindisi e un ritorno all’utile entro il 2027. «Ci siamo adattati velocemente a un contesto in continua evoluzione e abbiamo coperto tutti i punti necessari per il cambiamento del settore energetico. Il rischio si vince diversificando», ha concluso Descalzi.

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