L’edizione 2025 di Euroflora porta alla luce un dato importante: l’export florovivaistico italiano, l’anno scorso, ha raggiunto uota 1,2 miliardi di euro, registrando una crescita del 6,4% rispetto al 2023. Si tratta di un numero che si aggiunge al valore complessivo raggiunto nel nostro Paese: 3,25 miliardi di euro, pari a +3,5%. Le imprese della filiera attive nel Paese sono 17.490.
A dimostrare il successo del settore sono i dati di Confagricoltura, che ha elaborato quelli di Ismea e Istat, e uno studio di Nomisma. Luigi Pagliani, presidente di Anve, ha sottolineato come “il florovivaismo ornamentale nazionale ha una produzione di 1,7 miliardi di euro e il 40% di questi, circa 700 milioni, va in esportazione”. Da questo calcolo è escluso il giro d’affari che riguarda i fiori recisi.
Con Euroflora, che permette di fare incontrare imprenditori del settore e appassionati, è possibile notare come l’export florovivaistico del Made in Italy è particolarmente significativa nei Paesi Bassi, in Francia e in Germania. Notevole è anche il rapporto instaurato con gli Stati Uniti (dai quali però bisogna capire che dazi potrebbero essere imposti), Svizzera e Regno Unito.
Il ruolo dei dazi nel settore
Euroflora ha messo in evidenza come l’export florovivaistico abbia fruttato 1,2 miliardi di euro, ma le esportazioni verso gli Usa, secondo dati di Confagricoltura, sono solo l’1,3% (in diminuzione del 3,3% rispetto al 2023 e del 21% rispetto all’anno precedente). Questo dovrebbe rassicurare gli imprenditori del settore. Eventuali dazi Usa dovrebbero incidere poco e – come ha specificato Luca De Michelis, presidente della Federazione nazionale florovivaistica di Confagricoltura – riguarderà solo una parte dell’export.
“Gli Usa, benché non siano il nostro primo mercato, rappresentano una piazza importante per il comparto delle fronde. Lì esportiamo soprattutto ruscus, eucalipto, verde per i bouquet – ha spiegato Luca De Michelis – I dazi colpirebbero questo settore, che sta ancora patendo, da anni, la mancanza del mercato russo. Il Nord Europa e l’Asia, invece, sono per noi i mercati principali. Nel continente asiatico siamo il riferimento per il florovivaismo; per i recisi, in particolare: anemoni, ranuncoli, bouquet”.
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