Ex Ilva, 10 offerte vincolanti: chi è in gara e le prossime mosse

Ex Ilva, 10 offerte vincolanti: chi è in lizza© Shutterstock

Sono in totale 10 le offerte vincolanti sull’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia. Molto probabilmente il prossimo proprietario non sarà italiano: soltanto tre gruppi si sono fatti avanti per l’intero polo siderurgico. Si tratta della cordata azera composta da Baku Steel Company e Azerbaijan Investment Company, dell’indiana Jindal Steel International e dell’americana Bedrock.

Le altre sette proposte riguardano i singoli impianti e sono state presentate da Eusider, I.M.C., Marcegaglia e Vitali. In cordata si sono proposti anche il gruppo composto da Car Segnaletica Stradale, Monge & C. e Trans Isole; quello formato da Eusider con Marcegaglia Steel e Profilmec, un terzo che vede in lizza Marcegaglia Steel e Sideralba.

commissari straordinari Giovanni Fiori, Giancarlo Quaranta e Davide Tabarelli sono ora al vaglio delle proposte. Nonostante la scadenza del 10 gennaio, è possibile che vengano esaminate nuove candidature qualora dovessero essere maggiormente favorevoli rispetto alle precedenti. Una risposta definitiva si aspetta fra circa un mese, a seguito di un’analisi degli aspetti occupazionali, della decolonizzazione e degli investimenti. L’obiettivo è tutelare i dipendenti e rendere sostenibili gli impianti.

“La partecipazione così significativa di grandi attori internazionali conferma che siamo sulla strada giusta per il rilancio della siderurgia italiana. Questa è la fase decisiva. Responsabilità, coesione e unità di intenti”, ha dichiarato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy.

I dettagli della vendita dell’ex Ilva

La vendita riguarda i beni e le attività aziendali dell’ex Ilva e Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, ma anche le altre società appartenenti ai rispettivi gruppi. Si tratta di Ilva Servizi Marittimi, Ilvaform, Taranto Energia, Socova, Adi Energia, Adi Servizi Marittimi, Adi Tubiforma e Adi Socova.

L’intento del Governo Meloni è quello di non assecondare un’acquisizione frammentaria e di vendere gli asset riconducibili ad Acciaierie d’Italia a un unico acquirente. A patto che riesca a seguire determinati fini. Fra questi ci sono lo sviluppo della produzione siderurgica in Italia, la decarbonizzazione, la tutela dei livelli occupazionali, delle comunità locali e della continuità dei complessi aziendali.

Il Piano di Ripartenza per il gruppo vede un impegno di 6 anni  per un investimento di 1,8 miliardi di euro affinché si raggiunga il pareggio economico nel più breve tempo possibile. Le stime prevedono che l’ebitda post riduzione delle emissioni di CO2 dei processi produttivi si attesti a 532 milioni con un ebitda margin del 9%. Il fatturato lordo al 2030 ci si aspetta sia di 5,943 miliardi e il margine di contribuzione di 1,537 miliardi.

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