Fiat manterrà la sua presenza in Italia, ma investirà solo “al momento idoneo”, ovvero quando ci sarà una ripresa del mercato europeo dell’auto, al momento in piena crisi. Nel frattempo, l’azienda “è intenzionata” a ridefinire il modello di business in Italia “in una logica che privilegi l’export, in particolare extra-europeo”, valorizzando al contempo le competenze e “le professionalità peculiari delle proprie strutture italiane, quali ad esempio l’attività di ricerca e innovazione”. Si chiude così il vertice tra il governo e Fiat, che arriva al termine di una decina di giorni infuocati per il comunicato stampa del Lingotto riguardante Fabbrica Italia, da molti definito un “passo indietro” per i piani di investimento in Italia per un’azienda divenuta ormai una vera e propria multinazionale.Di fronte al presidente del Consiglio, Mario Monti, al ministro Fabrizio Barca e al sottosegretario Antonio Catricalà, il presidente di Fiat John Elkann e l’ad Sergio Marchionne hanno illustrato le proprie stime sull’andamento del mercato automobilistico, italiano e internazionale, e le prospettive strategiche di sviluppo futuro del gruppo, concentrandosi in particolare su quelle che possono derivare dall’integrazione delle piattaforme di Chrysler e Fiat. Particolare riferimento è stato fatto ai 5 miliardi di investimento realizzato in Italia negli ultimi tre anni. Cosa prevedeva Fabbrica ItaliaAIUTI FISCALI E LA FRECCIATA DI MARCHIONNE. Fondi di governo hanno precisato che nessuna richiesta di soldi è arrivata dall’azienda, né sotto forma di sgravi fiscali né di strumenti come la cassa integrazione in deroga. Una precisazione che stride con il comunicato diramato dall’ad Marchionne il giorno precedente nel quale si evidenziavano i finanziamenti e le agevolazioni fiscali ai quali possono accedere le case automobilistiche in Brasile. Nella nota Marchionne sottolineava come per lo stabilimento di Pernambuco, in costruzione, Fiat riceverà “finanziamenti sino all’85 per cento su un investimento complessivo di 2,3 miliardi di euro. A questi si aggiungeranno benefici di natura fiscale, quando sarà avviata la produzione di automobili, per un periodo minimo di 5 anni. “Per quanto riguarda la Fiat l’ultima operazione del genere in Italia – aveva aggiunto – si è verificata all’inizio degli anni novanta per lo stabilimento di Melfi. Sappiamo bene che, considerando l’attuale quadro normativo europeo, simili condizioni di finanziamento non siano ottenibili nell’ambito dell’Unione europea. GLI AIUTI DI STATO ALLA FIATLA CASSA INTEGRAZIONE. Di aiuti fiscali, però, bisognerà comunque parlarne perché il ricorso alla cassa integrazione negli stabilimenti Fiat non può andare avanti all’infinito. Come riporta l’agenzia Ansa, ci sono oltretutto tre stabilimenti, Mirafiori, Pomigliano e l’ex Bertone dove nel 2013 la cassa straordinaria finirà e, per evitare i licenziamenti, ci sarà bisogno di quella in deroga che dovrà essere finanziata dal governo. Questo tema dovrebbe rientrare nel lavoro congiunto Fiat-governo annunciato per le prossime settimane per “il rafforzamento della capacità competitiva dell’azienda”. Gli stabilimenti Fiat in ItaliaGLI IMPEGNI DI MARCHIONNE. Sono due i fronti su cui l’amministratore delegato di Fiat lavorerà nelle prossime settimane: da una parte il tavolo con il governo per studiare misure che consentano di rafforzare l’export, ma anche di sostenere la produttività e la competitività, dall’altra il confronto con i costruttori europei sulla sovraccapacità produttiva del settore. Quest’ultimo tema sarà all’ordine del giorno nella prossima riunione dell’Acea (Associazione delle case automobilistiche europee) in programma venerdì 28 settembre a Parigi, città che a fine mese ospiterà anche il Salone internazionale dell’auto dove Fiat si presenta con l’anteprima mondiale della Panda 4×4.
LE CRITICHE DI DIEGO DELLA VALLE |
Non solo politici e sindacalisti, il comunicato di Fiat su Fabbrica Italia è stato criticato anche dall’imprenditore Diego Della Valle, presidente di Tod’s, della Fiorentina e azionista della società Ntv (famosa per il suo treno Italo). Ospite del programma di Gad Lerner L’infedele, Della Valle ha definito “una vergogna” il passo indietro di Fiat sottolineando come “la famiglia Agnelli non e una famiglia normale” e ha “degli obblighi” verso Paese e lavoratori da cui “ha avuto un aiuto grandissimo”. Per quello che “si è fatta dare” potrebbe essere considerata “un’azienda pubblica”. Della Valle ha rincarato la dose e accusa Marchionne di aver calcolato male il progetto Fabbrica Italia. “Quello che si percepisce – ha spiegato – è che dopo averla sparata grossa, magari perché allora era comodo farlo, se ne stanno andando alla chetichella” per poi dare la colpa a un Paese “non all’altezza della competitività”. |