Family office, terreno fertile in Italia: il mercato sale a 150 milioni di euro

Crescono anche gli occupati (+8% anno su anno), ma ora serve un salto di qualità di tutto l’ecosistema. I dati dell’Osservatorio promosso dalla School of Management del Polimi

Family office, terreno fertile in Italia: il mercato sale a 150 milioni di euro© Shutterstock

Cresce il settore dei family office in Italia, fenomeno piuttosto recente nel nostro Paese. Secondo il censimento condotto dall’omonimo osservatorio promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, sono 222 i family office presenti nella Penisola. Tra questi la struttura più ricorrente è quella del single family office (a oggi 113 realtà), seguita dal multi-family office (91) e da organizzazioni di origine bancaria (18), che offrono analoghi servizi strutturati rivolti a più famiglie.

Il business dei family office in Italia

Il settore è in espansione per sbocchi occupazionali e giro d’affari: dal 2017 al 2022, sono saliti a oltre 500 i professionisti correntemente impiegati nei multi-family office (Mfo) italiani, il 40% dei quali concentrato nei cinque Mfo più grandi, con un tasso di crescita annuo di circa l’8%. Quanto al giro d’affari, nel 2022 è stato pari a 150,4 milioni di euro, in calo rispetto al 2021, caratterizzato da un vero exploit (169,8 milioni di euro), ma comunque ben superiore ai 128 milioni del 2019 e del 2020. Considerando il periodo 2017-2022, il fatturato complessivo mostra un tasso di crescita composto annuale (Cagr) dell’8,12%, molto simile al tasso di crescita del numero di professionisti.

Dentro i single family office

I Ceo dei 113 single family office censiti hanno in genere tra i 40 e i 59 anni quando sono manager indipendenti (solo uno su quattro), mentre l’età è molto più distribuita – con maggiore peso sugli estremi, quindi giovani tra i 20 e i 39 anni oppure anziani con più di 80 anni – quando si tratta di membri della famiglia proprietaria.

Il background professionale maggiormente rappresentato è in gestione d’impresa, seguito da quello in private equity e finanza. Solo 69 hanno un consiglio di amministrazione o un organo equivalente: in 36 di essi i consiglieri coprono due generazioni, in 20 addirittura tre; 45 aggregano sia membri della famiglia che persone esterne, 21 invece sono a conduzione completamente famigliare.

Quanto all’equilibrio di genere, siamo ben lontani dalla parità: solo un Ceo su dieci è donna, dato migliore rispetto alla media delle aziende italiane ma ancora gravemente insufficiente. Le cose vanno un po’ meglio dove è presente un Cda, organismo in cui le donne rappresentano in media un quarto dei consiglieri e salgono fino alla metà in molti casi. Purtroppo, in 23 di essi, cioè circa un terzo, non vi è alcuna presenza femminile.

Dentro i multy-family office

Secondo il censimento della School of Management del Politecnico di Miano, l’Italia conta 91 multi-family office, con una concentrazione significativa in Lombardia (55 unità, cifra che evidenzia il ruolo centrale di Milano in particolare), seguita da Veneto (11), Emilia-Romagna (7) e Lazio (6). I multi-family office italiani tendono a servire famiglie con patrimoni considerevoli ma non estremamente elevati: fino a 250 milioni di euro in nove casi su dieci.

Considerando il periodo 2017-2022, il fatturato complessivo del settore mostra un tasso di crescita composto annuale (Cagr) dell’8,12%; anche la media dei dipendenti è in costante aumento, con la tendenza ad assumere figure senior nei prossimi 12 mesi: le strategie di assunzione sono guidate dalla necessità di erogare servizi complessi e mantenere elevati standard.

Cosa fa un family office

“I family office sono una struttura di gestione patrimoniale sofisticata e personalizzata per soddisfare le esigenze degli imprenditori e delle loro famiglie”, spiega Josip Kotlar, direttore scientifico del Report della School of Management del Polimi. “Questo implica numerose competenze altamente specializzate, dalla gestione degli investimenti alla pianificazione patrimoniale, dalla consulenza fiscale internazionale alla governance famigliare, alla filantropia, oltre a soft skill legate all’ascolto, all’empatia, alla leadership, ma anche alla comprensione delle dinamiche psicologiche, famigliari e inter-generazionali”. Troppo per una persona sola.

Serve un salto di qualità

Ecco perché la crescita e l’affermarsi del fenomeno impone un salto di qualità, sia all’interno di questi organismi, che devono dotarsi di figure professionali diversificate e specializzate, sia nell’ecosistema che fornisce i consulenti di supporto, chiamato a costruire un network adeguatamente preparato che al momento in Italia manca. Ed è proprio il supporto alla professionalizzazione dei family office uno degli obiettivi che si prefigge il report. “Il nostro studio”, spiega Alfredo De Massis, co-direttore scientifico e chair dello Scientific advisory board “vuole supportare la professionalizzazione dei family office, fornendo spunti su come delineare profili specifici: data la natura multi-disciplinare delle attività, il family office professional non può essere solo un professionista ‘prestato’ alla gestione del patrimonio famigliare”.

Altro obiettivo è quello di fare crescere tutto il mercato, “cioè l’ecosistema e il network necessari ai family office che non sono in grado di acquisire internamente ogni competenza utile, migliorando la qualità complessiva dei consulenti e dei servizi disponibili in outsourcing”, aggiunge De Massis. “Anche la capacità di attrarre e trattenere professionisti di alto livello è cruciale per il successo a lungo termine, perché la globalizzazione ha intensificato la ‘guerra per il talento’. D’altro canto, le tecnologie digitali e gli algoritmi stanno trasformando il settore del wealth management, offrendo nuove opportunità ma rischiando anche di sostituire, almeno parzialmente, alcuni servizi”.

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