«Se voi, leader politici, continuerete a trascurare la crisi derivante da questa vertiginosa concentrazione di ricchezza, le già vacillanti fondamenta delle nostre sudate democrazie subiranno ulteriori danni»: inizia così l’appello di 370 miliardari e milionari provenienti da 22 Paesi, che hanno ufficialmente chiesto di veder tassati in maniera calibrata i propri beni per dare un contributo concreto alla stabilità sociale e democratica globale.
La lettera aperta, intitolata We Must Draw the Line, è stata presentata al World Economic Forum di Davos per accendere i riflettori sull’influenza spropositata che i miliardari esercitano sulla politica e sull’economia globale, ma non solo: sostenuta da organizzazioni come Patriotic Millionaires, Oxfam, TaxMeNow e Millionaires for Humanity, la missiva è stata inviata ai leader politici di tutto il mondo.
L’obiettivo della lettera è trasmettere un messaggio chiaro: la concentrazione estrema di ricchezza compromette non solo la coesione sociale, ma anche il funzionamento delle istituzioni democratiche. A dimostrarlo è anche un sondaggio che la accompagna, condotto proprio per analizzare la percezione dell’impatto dei super ricchi sull’attuale crisi della distribuzione della ricchezza.
Condotto su quasi 3 mila milionari residenti nei Paesi del G20, il sondaggio ha evidenziato dati preoccupanti: il 67% ritiene che i super ricchi abbiano interferito impropriamente nelle elezioni statunitensi (si pensi a chi ha finanziato Donald Trump), mentre oltre il 70% riconosce che il controllo esercitato dai più abbienti sull’opinione pubblica e sui media stia erodendo la fiducia dei cittadini verso le istituzioni democratiche. Inoltre, la stessa percentuale è favorevole a un aumento delle tasse sui patrimoni più elevati per contrastare le disuguaglianze e finanziare investimenti nei servizi pubblici essenziali.
Tra i promotori e firmatari di questa iniziativa emergono figure di spicco come Abigail Disney, Brian Eno, Marlene Engelhorn e Richard Curtis, che hanno sottolineato l’urgenza di affrontare l’impatto corrosivo della ricchezza estrema sulle società. In particolare Marlene Engelhorn, cofondatrice di TaxMeNow, ha dichiarato che «l’enorme concentrazione di ricchezza sta compromettendo i fondamenti della nostra società, dal controllo dell’informazione alla fiducia verso i sistemi politici e legali».
Abigail Disney, da tempo voce critica contro le disuguaglianze economiche, ha anche ribadito come «la politica sia rimasta immobile di fronte a decenni di crescente disparità economica». Phil White, altro firmatario dell’appello e membro di Patriotic Millionaires, ha sottolineato che «la ricchezza estrema non rappresenta solo un problema economico, ma anche una minaccia alla stabilità democratica». Tra i firmatari di spicco figurano anche Nick Hanauer, noto per il suo impegno a favore di una tassazione più progressiva, e attivisti di lungo corso come Djaffar Shalchi, fondatore di Millionaires for Humanity.
L’appello non rappresenta un episodio isolato: negli ultimi anni, diversi miliardari hanno alzato la voce chiedendo una maggiore equità fiscale. Già nel 2019, durante un precedente Forum di Davos, un gruppo di ricchi contribuenti, tra cui George Soros e Tom Steyer, aveva invocato un’imposta globale sui patrimoni. Nel 2021, un rapporto di Oxfam ha sottolineato come una tassa dello 0,5% sui patrimoni dei miliardari avrebbe potuto generare risorse sufficienti per vaccinare l0intera popolazione mondiale contro il Covid-19.
Dare ascolto a queste voci potrebbe portare benefici tangibili. Una maggiore tassazione dei super ricchi consentirebbe non solo di ridurre le disuguaglianze, ma anche di rafforzare i servizi pubblici, sostenere la transizione ecologica e migliorare la qualità della vita di milioni di persone. In un momento storico segnato da tensioni sociali, crisi economiche e sfide globali senza precedenti, considerare le proposte di chi possiede il potere economico potrebbe contribuire a costruire un futuro più equo e sostenibile per tutti.
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