Fibercop ha piani ambiziosi per l’anno in corso e sta valutando la possibilità di aumentare gli investimenti, mentre attende il via libera del Governo Meloni per un’accelerazione dei cantieri per la rete unica. Ecco allora che il 25 febbraio 2025 il Cda si riunirà per valutare il budget del 2025, dopo l’approvazione dei bilanci 2024. Pare che sul tavolo ci sia un incremento di circa 400 milioni di euro, che nel piano industriale erano attesi in una forchetta tra 2,5 e 3 miliardi. Il benestare, però, dovrà arrivare da tutti gli azionisti, Kkr e Mef prima di tutti.
L’obiettivo è accelerare il roll out della fibra ottica e puntare su nuovi progetti. Fra questi ci sono quello della connettività a 10 Gigabit al secondo attraverso tecnologia Xgs-Pon. Legata a questi piani di investimento ambiziosi c’è anche una politica di dividendi più prudente rispetto a quella stimata in un primo momento. Il fine è quello di puntare a profitti maggiori in futuro, riducendo i costi operativi e migliorando la posizione della società.
Perché Fibercop possa pensare concretamente a un aumento degli investimenti, dovrebbero essere sospesi i piani di scivolo per ridurre i dipendenti, che ad oggi sono 19,5 mila. Nei prossimi anni, poi, sono previste assunzioni e formazione professionale per 100 milioni di euro, così da favorire il ricambio generazionale all’interno dell’azienda.
Accordo Fibercop-Open Fiber, il Mef parla con l’Ue
Nei piani del Mef ci sono importanti novità sul progetto rete unica che vede un sodalizio fra Fibercop e Open Fiber. Il ministero sta lavorando a un dossier tecnico e parlando con l’Unione europea. In tal senso, durante l’ultimo Ecofin, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti avrebbe interloquito con i vertici della Commissione europea.
Nello specifico, Giorgetti avrebbe parlato con Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva e commissaria per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia. Ci sono buone probabilità che il progetto venga supportato, dato che la nuova politica della Commissione prevede di competere sul mercato anche con concorrenti extra-europei. Tuttavia è necessario anche il benestare dell’Antitrust.
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