Le riserve di gas in Europa sono scese a causa del freddo registrato nelle ultime settimane. Si tratta di livelli mai toccati dal 2018 a oggi ed è una situazione che dipende dalle basse temperature che non hanno risparmiato nessuno. La velocità con cui gli stoccaggi si stanno consumando è un altro fattore record rispetto ai dati degli anni passati. A dirlo è la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage, attraverso la quale è possibile restare aggiornati quotidianamente.
Una discesa così rapida non si vedeva da sette anni. Si tratta di quasi 25 punti percentuali al di sotto dei livelli raggiunti nei mesi scorsi. Tuttavia il nostro Paese è fra quelli che non deve allarmarsi. I serbatoi dell’Italia sono ancora al 77,93%, contro il 79,76% dello stesso periodo del 2024. In una condizione preoccupante, invece, si trovano Paesi come l’Ungheria, al 67% contro l’86% del 2024, e la Romania, al 63,5% contro l’81,9% dello scorso anno.
“Più bassi sono i livelli di stoccaggio a fine marzo, più difficile sarà per la regione rifornirsi in vista del prossimo inverno. Soprattutto considerato lo scenario di temperature più fredde della media attualmente previsto”, questo è quanto ha dichiarato in una nota Samantha Dart, responsabile della ricerca sul gas naturale di Goldman Sachs.
Il prezzo del gas e la situazione geopolitica
In questo contesto il prezzo del gas in Europa rimane in lieve calo, dopo aver superato la quota di 50 euro al megavattora. All’hub di riferimento europeo di Amsterdam i future Ttf si attestano a 48,37 dollari. Nei giorni scorsi, accanto all’abbassamento delle temperature che ha portato a un aumento della domanda, a rendere più complessa la gestione del mercato ha contribuito lo stop alle importazioni di gas dalla Russia.
Si tratta della fonte da cui si rifornisce la maggioranza dei Paesi europei, da cui però ha iniziato a divincolarsi dall’inizio del conflitto in Ucraina. Un evento che ha reso i rapporti geopolitici più complessi e che ha spinto l’Ue a optare per l’approvvigionamento di Gnl.
Con la chiusura del transito di gas gestito da Kyiv Gazprom perde sei miliardi di dollari l’anno, risorse che vanno a incidere sul sostegno alla Russia. Ciò che Kyiv voleva. Inoltre Putin ha usato più volte i gasdotti che la univano all’Europa come uno strumento per raggiungere degli accordi politici, anche attraverso vere e proprie minacce. Il vicesegretario del Consiglio di sicurezza, Dmitry Medvedev, è arrivato ad affermare che Mosca avrebbe potuto far salire a 5.000 euro per megawattora il prezzo del gas in Europa, se l’Ue avesse continuato a sostenere l’Ucraina.
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