Giappone, più tasse per la ripresa. Forniture europee a rischio

Il premier Naoto Kan non esclude un aumento della pressione fiscale e fa intendere uno stop al taglio della corporate tax per le imprese. Problema componenti: le agenzie segnalano possibili stop alla produzione europea nel settore auto, ma non solo…

A meno di tre settimane dal terremoto (con successivo tsunami) e con una crisi nucleare ancora in atto, il Giappone guarda avanti e punta a rialzare la testa. Il piano finanziario per la ricostruzione del Paese dovrebbe essere pronto per la fine di aprile e – secondo quanto riporta il quotidiano Sole24Ore – peserà per circa 2-3mila miliardi di yen (fino a 26 miliardi di euro). In un suo recente intervento il premier nipponico Naoto Kan non ha escluso un aumento della pressione fiscale per sostenere un conto pubblico che, a fine anno fiscale potrebbe salire a 10 miliardi di yen. Quasi scontato lo stop al taglio della corporate tax (la tassa applicata alle imprese) che quest’anno sarebbe dovuta scendere al 34,5% (a oggi al 39,5%). Un duro colpo per un’economia giapponese che a inizio 2011 iniziava a mostrare segnali di ripresa: il tasso di disoccupazione era calato a febbraio al 4,6% (dal 4,9% di gennaio) e le vendite al dettaglio erano aumentate dello 0,1% rispetto a un anno prima.Ma lo tsunami ha portato con sé anche un problema forniture. La mancanza di componenti e pezzi di ricambio seguita alla chiusura in Giappone di alcuni importanti siti produttivi di parti auto sta colpendo anche la produzione dei principali costruttori automobilistici europei che potrebbero arrivare a fermare la produzione. All’agenzia Bloomberg il numero uno di Volkswagen Martin Winterkorn ha precisato che il gruppo “ha scorte sufficienti per tutta la prossima settimana” e, se fosse necessario, ci sarebbe “la possibilità di acquisire le forniture da altri soggetti”. Per Reuters Ford avrebbe in programma di bloccare il sito produttivo di Genk, in Belgio, per cinque giorni a partire dal 4 aprile. La chiusura dell’impianto, dove si producono la S-Max, la Galaxy e la Mondeo, era prevista per maggio ma il costruttore ha deciso di anticipare i tempi “per assicurarsi una sufficiente disponibilità delle scorte”. A partire da giovedì, invece, la situazione produttiva negli impianti del gruppo francese Psa Peugeot Citroen tornerà gradualmente alla normalità. La scorsa settimana Psa aveva annunciato una riduzione della produzione in alcuni siti, dopo che lo stabilimento giapponese di Hitachi che fornisce componenti per motori diesel al costruttore francese, era stato danneggiato dal terremoto. Secondo Morgan Stanley ci vorranno ancora alcune settimane per fare un inventario di quali sono i pezzi che hanno esaurito le scorte e pianificare quali possono essere gli approvvigionamenti alternativi. Il Giappone – precisa l’istituto di analisi – è un fornitore chiave di contenuti elettronici, come semiconduttori, sensori e batterie ed il valore del contenuto elettronico per ogni vettura è stimato in oltre 5 mila dollari (circa 3.540 euro). Entro la fine di marzo, secondo IHS Automotive, la produzione mondiale di automobili potrebbe perdere 600 mila veicoli, mentre a fine anno i volumi mondiali potrebbero scendere tra il 15 ed il 30%. Ma il settore auto non sembra l’unico a essere colpito. Nei giorni scorsi Bloomberg ha ipotizzato anche un rallentamento nella produzione di iPad e iPhone. Il disastro ambientale avrebbe lasciato Cupertino con poco meno di 2 mesi di scorte per alcuni componenti chiave. Apple potrebbe avere problemi anche per l’iPod: le scorte di batterie al litio – osserva il Wall Street Journal – sono molto ridotte perché Kureha, che controlla il 70% del mercato globale delle batterie al litio, ha dovuto chiudere l’impianto di Iwaki, situato vicino all’epicentro del terremoto, l’unico dove vengono prodotte.

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