Giro d’affari di oltre 1.400 miliardi per le Pmi italiane, in continua trasformazione

Sostengono l'economia e contribuiscono a quasi la metà dell'export nazionale: Sace e Teha hanno realizzato uno studio che fotografa le pmi in Italia

Sace e Teha presentano lo studio sulle Pmi italiane: sono circa 200 mila© Shutterstock

Le pmi italiane? Hanno sempre più un ruolo di primo piano, perché non solo riescono a sostenere l’economia interna ma sono essenziali per l’export, rappresentando quasi la metà delle esportazioni nazionali. Non solo: con oltre 200 mila pmi attive, l’Italia vanta un giro d’affari complessivo superiore ai 1.400 miliardi di euro: un risultato che si traduce in una sostanziale fetta del valore aggiunto nazionale.

In più, il giro d’affari dimostra il potenziale e la resilienza delle piccole e medie imprese, soprattutto nel contesto di un’economia globale sempre più competitiva e interconnessa. C’è però da sottolineare che per mantenere e accrescere questa posizione di forza, è fondamentale investire in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità: a ribadirlo è la recente ricerca Obiettivo Sparkling: Pmi e filiere italiane a prova di futuro realizzata da Sace in collaborazione con The European House – Ambrosetti (Teha).

La ricerca approfondisce il ruolo strategico delle Pmi e delle filiere, analizzando le trasformazioni che spingeranno la competitività del Made in Italy nel mondo: innovazione 4.0, sostenibilità ed export. Presentato al Forum di Cernobbio, lo studio un nome che riflette le direttrici strategiche che manager e imprenditori dovrebbero considerare per consolidare e rafforzare il posizionamento delle loro aziende sui mercati nazionali e internazionali.

“Sparkling”, infatti, è l’acronimo di Smart, Proactive, Agile, Revolutionary, Kinetic, Leader, Innovative, New, Green, tutte qualità indispensabili in un mercato in rapida evoluzione. Andando ai dati, secondo lo studio la propensione all’export delle Pmi italiane è direttamente correlata alla loro dimensione. Per esempio, solo il 18% delle piccole imprese riesce a esportare più della metà del proprio fatturato, mentre questa percentuale sale al 33% per le medie imprese e quasi al 40% per le grandi imprese.

In generale, le pmi italiane sono in una fase di trasformazione significativa, con una crescente attenzione verso la digitalizzazione e la sostenibilità: circa una su tre sta investendo in innovazione tecnologica e formazione, il che rappresenta un passo cruciale per accrescere la loro competitività. Una su cinque, invece, ha investito sia in innovazione di prodotto 4.0 sia in formazione negli ultimi tre anni, evidenziando un margine di miglioramento significativo per il settore.

Le imprese che stanno intraprendendo questo percorso di trasformazione mostrano risultati tangibili: secondo le stime di Sace, le esportazioni delle pmi italiane cresceranno dell’1,5% circa nel 2024 e del 3,5% nel 2025, raggiungendo i 260 miliardi di euro, trainate in particolare dalle medie imprese. Le aree geografiche che offriranno le maggiori opportunità di crescita per le Pmi italiane sono il Medio Oriente, l’Asia Orientale e l’Africa subsahariana, mentre il Nord America e l’Unione Europea continueranno a rappresentare mercati chiave, anche se con tassi di crescita più contenuti.

Le filiere produttive giocano un ruolo cruciale in questo contesto: la maggior parte delle Pmi (circa 4 su 5) partecipa a una sola filiera produttiva, limitando il proprio potenziale di crescita. Lo studio identifica anche le otto principali filiere a rilevanza sistemica, come macchine industriali, agro-alimentare, abbigliamento, energia e sanità, che rappresentano una parte significativa del valore aggiunto nazionale, dell’occupazione e dell’export. Inoltre, emergono nuove opportunità nelle cosiddette filiere del futuro, come l’edilizia intelligente (smart building), l’agritech e le energie rinnovabili, che offrono prospettive di crescita significative per le pmi italiane.

Infine, sebbene il focus principale della ricerca sia sulle pmi, è evidente che l’intero ecosistema produttivo italiano possa beneficiare di una maggiore integrazione e sinergia tra imprese di diverse dimensioni: anche le grandi imprese italiane si trovano a dover affrontare sfide e opportunità in un contesto economico in evoluzione: le stime indicano che avranno una crescita positiva delle esportazioni, prevista al +3,8% nel 2024 e al +5,8% nel 2025. Questa dinamica è legata non solo alla loro maggiore capacità di penetrazione nei mercati esteri ma anche alla loro capacità di innovare e di guidare le filiere produttive.

Le grandi imprese, infatti, possono fungere da traino per le pmi, offrendo loro opportunità di partnership e di integrazione nelle filiere globali. Il modello distrettuale italiano, che storicamente ha rappresentato un pilastro del sistema produttivo, sta evolvendo verso una maggiore integrazione lungo le catene del valore. Questo approccio permetterà alle imprese italiane di affrontare meglio le sfide del mercato globale e di superare alcuni limiti dei distretti tradizionali, posizionandosi in modo competitivo nel panorama internazionale.

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