Il made in Italy ingrana la marcia

Promozione in chiave glocal e nuove soluzioni tecnologiche per coinvolgere, stupire e convincere il grande pubblico internazionale. In attesa della grande ribalta dell’Expo 2015

Made, per chi non lo sapesse, è un acronimo che sta per “Mila­no Architettura Design Edilizia”. Ma racchiude nel termine par­te di ciò che è sempre stato il ful­cro dell’economia tricolore, e che con la globalizzazio­ne dei mercati sta diventando ancora più imprescin­dibile sul piano macroeconomico: il made in Italy. La grande fiera, che è uno dei principali punti di ri­ferimento europei per gli operatori mondiali delle co­struzioni, delle finiture e dell’arredo, sta per entrare nel vivo di un’edizione, quella 2013, che per molti addet­ti ai lavori rappresenta un vero e proprio punto di svol­ta. Non solo perché per il secondo semestre di quest’an­no è attesa un’attenuazione della stretta della crisi che sta paralizzando soprattutto i consumi italiani, ma an­che perché la manifestazione del 2013 (2-5 ot­tobre) sarà il prologo di quella che andrà in sce­na tra due anni, quando i riflettori di tutto il pianeta saranno puntati su Milano in occasione dell’Expo 2015. «Ed è in quest’ottica che tutta la macchina organizzativa si sta muovendo», ha dichia­rato Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArre­do, che parla di un grande entusiasmo a tutti i livelli dell’associazione cui fanno riferimento le aziende italia­ne del legno e dell’arredo. «Anche perché con questo evento possiamo dare una risposta decisa a un momen­to particolare del mercato, possiamo porci ancora una volta a fianco delle nostre imprese, dei nostri associati, e assisterli in maniera completa nel rapporto con gli in­terlocutori internazionali. L’export è un imperativo, e attualmente stiamo facendo l’impossibile per dare alle imprese l’opportunità di trattare con i migliori operato­ri professionali in tutto il nostro emisfero». A coordinare il piano biennale per la promozione inter­nazionale c’è Silvio Santambrogio. Nonostante i molti motivi di preoccupazione legati all’andamento del­l’edilizia nel Belpaese, l’amministratore delegato di Tre P & Tre più (specializzata in porte per interni) è con­vinto che con gli uomini e i progetti giusti la situazione possa davvero cambiare. L’obiettivo? Portare a Milano nel 2015, sfruttando il volano dell’Esposizione univer­sale, 100 mila visitatori stranieri. «Non avrei mai accettato questo incarico se non fos­se stato calibrato su una strategia di lungo periodo», spiega Santambrogio. «Le azioni che abbiamo pianifi­cato sono a disposizione di un programma che senza dubbio è ambizioso, ma realizzabile. Prima di tutto la­voreremo su eventi importanti, di altissimo spessore, nei Paesi dove l’edilizia sta tirando. I primi due sono a giugno, rispettivamente a Mosca e a Londra. La Russia rappresenta un mercato interessantissimo e in con­tinua espansione, mentre la capitale inglese è la patria della progettazione edilizia in Europa. Ci presentere­mo ai nostri interlocutori con dei testimonial d’ecce­zione, che non saranno italiani, ma stranieri, veri ido­li locali, per esprimere meglio la nostra disponibilità al dialogo. Dopo Russia e Uk sarà la volta della Turchia e della Germania e poi dell’Asia, con una pianificazio­ne accurata». Quelle citate da Santambrogio sono però solo alcu­ne delle iniziative che la filiera del legno e dell’arredo sta mettendo in campo per promuoversi. «Ci saranno poi incontri con giornalisti di caratura internazionale, tour all’interno delle aziende e dei laboratori, esperien­ze per permettere ai nostri ospiti di toccare con mano il modo in cui lavoriamo. Dobbiamo far capire di che pa­sta sono fatte le imprese italiane, trasmettere l’idea del loro cambiamento. Sono indubbiamente migliorate, il contatto con l’export le ha trasformate, rese più affida­bili. Questo va comunicato».Informare, convincere, ma anche stupire. Non dimen­tichiamoci che l’industria del legno tricolore, anche se costellata di tante piccole realtà che hanno avuto (e stanno avendo) non poche difficoltà a farsi strada nel contesto globale, è fatta di strabilianti eccellenze, non solo in settori tradizionali, ma anche nella sperimen­tazione in ambito edilizio. Stefan Rubner è a capo del gruppo Rubner, impresa altoatesina che, in particolar modo con la divisione Haus, si è distinta per la rea­lizzazione di strutture in materiali naturali. E al Made expo uno dei progetti che con ogni probabilità all’in­terno dell’allestimento Rubner Holzbau susciterà mag­giore interesse sarà il progetto della torre panoramica interamente in legno più alta del mondo. L’opera è in via di completamento presso il comune di Keutschach am See, in Carinzia. «Si tratterà di una struttura di quasi 100 metri. Siamo già arrivati all’ultimo piano, nei prossimi due mesi ul­timeremo i lavori e l’inaugurazione avverrà a luglio», spiega a Business People Stefan Rubner. «Direi che sarà un progetto unico, non replicabile, ma che aiuta a di­mostrare quel che il legno oggi riesce a essere e a fare, senza contare dallo sviluppo di questa tecnologia sco­priamo soluzioni che poi usiamo in altri progetti, come per esempio il primo edificio di sette piani totalmen­te in legno, che stiamo costruendo a Parigi». Nel caso dell’edilizia a basso impatto ambientale il Made expo sarà anche l’occasione per spiegare che i vantaggi deri­vati dall’utilizzo del legno non sono solo a favore del­l’ecologia: «Ne beneficia anche la velocità di realiz­zazione», continua Rubner. «Su progetti di grandi di­mensioni si riescono a dimezzare i tempi di cantieristi­ca, e non è cosa da poco, in tempi di ristrettezze eco­nomiche. Ma le strutture in legno sono anche legge­re, e quindi antisismiche e compatibili con gli edifi­ci storici, senza poi tirare in ballo il discorso dell’effi­cienza energetica. Può scoraggiare il tema dell’investi­mento iniziale, che senza dubbio è maggiore di quan­to richiesto per opere fatte con materiali tradizionali. Ma secondo alcuni studi, il costo iniziale pesa solo per il 30% sulla spesa da sostenere su un immobile, il resto è determinato dal suo utilizzo durante il ciclo di vita dell’edificio. Risulta evidente che se si riesce ad abbat­tere l’impatto del restante 70%, il risparmio nel lun­go termine ammortizza e rende profittevole l’investi­mento iniziale». Altre percentuali, e non meno rilevanti, sono quel­le che fornisce Carlo Albertini, patron dell’Albertini, azienda che si occupa di finiture e serramenti. «Si trat­ta di un rapporto 60 e 40%, e parliamo rispettivamen­te della quota italiana e internazionale del nostro fat­turato». Cinque anni fa il rapporto era 80 e 20%. Ma la rapida trasformazione del business non significa che ci si possa permettere di tralasciare il mercato inter­no per puntare al solo export. E anche se la vocazione del Made expo è la platea globale, molti come Alberti­ni per l’appunto sperano che la manifestazione diven­ti un punto di discontinuità anche rispetto alle vendi­te entro i confini tricolori. «Le imprese italiane devo­no rafforzarsi sul piano internazionale e sfruttare le co­noscenze acquisite per tornare a radicarsi sul proprio territorio con l’innovazione e l’allineamento agli stan­dard degli altri Paesi. Il settore dei serramenti sta co­minciando ad allinearsi alle richieste dei clienti este­ri, ma rimane ancora molto lavoro da fare. Le presta­zioni sono assicurate dalla massima qualità e dalle so­luzioni tecnologiche. L’elemento innovativo è la ca­pacità di rispondere alle nuove esigenze architettoni­che che implicano l’uso dei serramenti non più come componente tecnico, ma come vero e proprio elemen­to d’arredo». Ecco perché al Made vedremo una nuova interpretazione del serramento, scaturita dalla sinergia di diverse filiere e pronta a comunicare questo nuovo approccio. Dunque entusiasmo, progetti e nuove idee non man­cano. Ma visto il momento che sta vivendo il merca­to basta poco a far vacillare l’ottimismo. Non la vede però così Silvio Santambrogio. Se gli si chiede cosa lo preoccupa, lui si schermisce: «Devo essere sincero? Niente. Ci siamo chiariti fin da subito sul da farsi, e sulla base di questi intendimenti non ci resta che se­guire la tabella di marcia. Piuttosto, mi auguro che il buon Dio ci assista con la salute. Non è una banalità: sa quante persone ultimamente soffrono per lo stress? Le tensioni, gli aspetti psicologici, l’umore pessimo dato dalla situazione, le negatività, stanno influendo anche su caratteri solidissimi. Impegno serio e sguardo benevolo del Signore: sono sereno!».

De Ponti (a.d. FederlegnoArredo) Ripartiamo con le ristrutturazioni

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