Sembra procedere il piano di Iliad, l’operatore francese fondato da Xavier Niel, che avrebbe puntato Tim per consolidare la sua presenza nel mercato italiano delle telecomunicazioni. Stando alle ultime indiscrezioni, gli esponenti dell’operatore francese avrebbero incontrato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in vista di un’eventuale aggregazione. Si tratterebbe di una fusione di ampissima portata, che di certo non sta lasciando indifferenti gli osservatori, su qualsiasi livello.
Iliad, entrata nel mercato italiano nel 2018, ha guadagnato quote notevoli grazie a offerte competitive e trasparenti. Nonostante ciò, il settore delle telecomunicazioni rimane altamente competitivo, con operatori storici come Tim che detengono una posizione dominante. Così, per rafforzare ulteriormente la sua presenza, la società francese sta valutando strategie di consolidamento.
Tra queste, secondo quanto riportato da Reuters, Iliad starebbe considerando proprio la fusione con Tim, ex monopolista delle telecomunicazioni nel nostro Paese. La società francese avrebbe incaricato Boston Consulting Group di studiare le possibili strategie per l’acquisizione delle attività di telefonia e, parallelamente, Tim e i suoi consulenti starebbero esaminando le concrete possibilità di un’unione, anche se il provider italiano si vedrebbe più nel ruolo di acquirente che di acquisito.
Tutto ciò, si inquadra in un contesto economico particolare: il settore delle telecomunicazioni in Italia sta infatti registrando una crisi strutturale. Tra il 2010 e il 2023, il fatturato dell’industria è diminuito del 35%, passando da 41,9 a 27,2 miliardi di euro, con un crollo del 47% nella telefonia mobile. L’Italia è diventata il penultimo Paese al mondo per costo del gigabyte di dati, superata solo da Israele. Di conseguenza, l’aggregazione potrebbe rappresentare una soluzione per migliorare la redditività degli operatori, attraverso una maggiore concentrazione del mercato.
L’operazione, tuttavia, presenta diverse criticità. Uno dei principali punti di attenzione riguarda il futuro dei circa 17.630 dipendenti di Tim, che potrebbero affrontare un ridimensionamento in caso di fusione. Il Governo italiano sta monitorando attentamente la situazione e non sembrerebbe ostile a eventuali cambiamenti nel settore delle telecomunicazioni, purché vengano salvaguardati i livelli occupazionali e l’integrità industriale di Tim.
Va detto che oltre a Iliad, altri player stanno mostrando interesse per Tim. Il fondo britannico Cvc, ad esempio, sta lavorando da alcuni mesi sul dossier Tim, con un particolare interesse per la divisione dedicata ai servizi alle imprese. Questa potrebbe potenzialmente combinarsi con Maticmind, un’azienda controllata dallo stesso Cvc e partecipata da Cassa Depositi e Prestiti.
Un ulteriore elemento di complessità è rappresentato da Vivendi, primo azionista di Tim con una quota del 23,75%. Il gruppo francese ha considerato la possibilità di cedere la sua partecipazione in Tim, ma finora le offerte ricevute non hanno soddisfatto le sue aspettative di prezzo. Inoltre, secondo alcune fonti, i rapporti tra i Bolloré (proprietari di Vivendi) e Xavier Niel non sarebbero dei migliori, aggiungendo ulteriori sfide a un potenziale accordo.
A prescindere dall’esito dell’operazione, il mercato ha reagito positivamente: il titolo di Tim ha registrato un aumento del 2,3% in Borsa. A breve, l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, presenterà il nuovo piano industriale dell’azienda, occasione in cui si potrebbe delineare il ruolo che Tim intende giocare nel futuro riassetto del settore delle telecomunicazioni italiano.
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