Imprese familiari: sono le più solide in Italia, ma devono lavorare sulla sostenibilità

Secondo Cerved Rating Agency le aziende a conduzione familiare in Italia hanno una solidità patrimoniale e una tenuta finanziaria maggiore rispetto alle altre

Solide, poco rischiose, ma ancora poco sostenibili: sono le imprese familiari in italia© Shutterstock

Una panoramica promettente, che conferma l’importanza di una tipologia d’azienda estremamente diffusa in Italia: il quadro delle imprese familiari è positivo, ma c’è ancora della strada da fare per raggiungere l’eccellenza .

A dirlo è una recente ricerca condotta da Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating italiana specializzata nel merito creditizio delle imprese e nella misurazione delle performance ESG. La ricerca, presentata durante il webinar ESG Connect Insight Series – Merito creditizio e profilo di sostenibilità delle imprese familiari, ha preso in analisi una serie di dati Istat relativi al mese di giugno 2024.

Come già sottolineato durante il Convegno Nazionale delle Aziende Familiare, il sistema produttivo italiano è composto per l’81% da imprese a controllo familiare, che pertanto rappresentano una fetta cospicua del tessuto economico del Belpaese. Cerved Rating Agency ha pensato di analizzarle sotto una duplice lente, quella creditizia e quella legata alla sostenibilità.

Per farlo sono state individuate 7.000 realtà con un rating valido emesso da CRA, che nel complesso impiegano più di 940.000 addetti e generano un fatturato di 400 miliardi di euro. Per cominciare, Cerved Rating Agency ha attestato che le imprese familiari hanno una solidità patrimoniale maggiore rispetto a quelle non familiari, con patrimonio netto/attivo del 32,8% contro 29,6%.

Non solo: hanno anche una migliore capacità di sostenere gli oneri finanziari tramite il proprio risultato operativo (ebit interest coverage 6.9x contro 5.3x), una marginalità simile (ebitda margin 8,2% contro 8,0%) e una propensione agli investimenti equivalente (capex su ricavi 2.1% contro 2.2%). Unico neo, la minor crescita dei ricavi.

Ampliando l’analisi al merito creditizio, dai dati emerge che questa tipologia d’impresa risulta meno rischiosa, in tutte le dimensioni aziendali tranne le microimprese e in tutti i settori tranne l’energy: a giugno 2024, la probabilità di default media era infatti di 5,78% contro 6,3%, con una maggior quota di aziende investment-grade, cioè con rating minimo pari a B1.2.

Questo è tanto più vero quanto più le imprese familiari mostrano una propensione ai mercati esteri, come si evince combinando i rating creditizi con uno specifico export score elaborato da Cerved. Il fenomeno è evidente soprattutto per le grandi imprese (le esportatrici hanno una probabilità di default di 2,9% contro il 4% delle altre) e le medie imprese (5,1% contro 5,9%).

Al netto di tutti i lati positivi, però, le imprese familiari dovrebbero migliorare sugli aspetti di governance, avviando percorsi virtuosi di crescita in chiave sostenibile.

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