Sono sempre illuminanti le informazioni che emergono da Dati Cumulativi, indagine annuale sulle società industriali e terziarie italiane di grande e media dimensione eseguita da Area Studi Mediobanca. Quest’anno, sotto la lente di ingrandimento sono state poste 1900 società italiane che rappresentano il 45% del fatturato industriale, il 48% di quello manifatturiero, il 45% di quello della distribuzione al dettaglio e il 42% di quello dei trasporti.
Il dato più interessante che emerge dal report riguarda la proprietà e il controllo straniero. Nello specifico, le imprese a controllo straniero rappresentano il 33,1% del fatturato delle 1900 società, il 33,7% di quelle manifatturiere e il 48% di quelle con più di 250 addetti operanti in Italia.
Guardando ancor più nel dettaglio, le imprese straniere sono particolarmente presenti nelle produzioni ad alta e medio-alta tecnologia: sviluppano il 61,4% del proprio fatturato in tali attività, incidenza ampiamente eccedente il 46,7% delle aziende a proprietà italiana.
Non solo: anche nelle specialità del made in Italy la presenza straniera si fa sentire: vale il 32,2% delle vendite, rispetto al 28,5% di vent’anni fa, e realizza performance allineate a quelle del made in Italy in mani italiane (medesimo Roi medio nel decennio al 9%).
Inoltre, il made in Italy a controllo straniero garantisce un livello retributivo per addetto significativamente superiore: 77mila euro contro 64mila, per uno scarto pari al 20% circa. Infine, le imprese manifatturiere a controllo estero segnano un maggiore tax rate: 23,2% vs 20,6% di quello delle sole italiane nella media 2019-23.
Se invece si sposta lo sguardo alla panoramica generale dei ricavi, il report di Area Studi Mediobanca rileva che nel 2023 il fatturato delle 1900 imprese ha segnato una flessione annua nominale del 6,8%, risultato che dipende in ampia misura dalla proprietà pubblica (-20,4%), che opera in prevalenza nelle produzioni energetiche (-29,8%) e petrolifere (-26,4%).
Le aziende a proprietà privata, meno presenti in questi settori, hanno ripiegato del 2,5%. La manifattura ha invece realizzato una variazione marginalmente positiva (+0,8% sul 2022), grazie alle performance dei gruppi maggiori (+4,5%) e di quelli sotto il controllo straniero (+0,7%) che hanno bilanciato l’andamento negativo del IV capitalismo (imprese medie e medio-grandi a controllo italiano: -1,7%).
Infine, nel 2023 le 1.900 società oggetto dell’indagine hanno messo a segno un ebit margin del 6,6%, ai massimi dal 2009 e ben superiore rispetto al 5,8% della media 2015-2019.
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