Industria italiana in calo: persi 42 miliardi nel 2024

Secondo uno studio Prometeia e Intesa Sanpaolo la manifattura segna una flessione del 2,5% a prezzi costanti, con auto e moda tra i settori più colpiti. Cresce la fiducia per il 2025

Industria italiana in calo: persi 42 miliardi nel 2024Tra i comparti più colpiti dell'industria italiana c'è il settore della moda© Shutterstock

Il 2024 si chiude con un segno negativo per l’industria italiana, con un calo del fatturato del 2,5% a prezzi costanti e del 3,6% in valori correnti. Secondo le stime di Prometeia e Intesa Sanpaolo, la manifattura ha generato ricavi per 1.121 miliardi di euro, con una perdita di 42 miliardi rispetto ai livelli record del 2023.

La flessione si traduce in 115 milioni di euro persi ogni giorno, incidendo profondamente su un settore già provato da sfide internazionali e interne. Tra i comparti più colpiti, spiccano auto e moda, ma la contrazione riguarda 10 settori su 15.

La domanda interna ha sofferto maggiormente, con una riduzione superiore al 3%, mentre l’export ha mostrato una tenuta relativa, limitando le perdite all’1,7%. Questo rallentamento è confermato anche dalla produzione industriale, in calo da 22 mesi consecutivi, con un utilizzo della capacità produttiva sceso al 74,8%, ai minimi dalla pandemia. Inoltre, il 25,9% delle aziende segnala un’insufficienza della domanda come principale ostacolo alla crescita.

L’industria italiana a confronto con gli altri Paesi Ue

Il contesto europeo evidenzia una difficoltà generalizzata, con la Germania a segnare il passo con un -4,8% nei primi 11 mesi del 2024, seguita dalla Francia (-3,2%). Solo la Spagna registra una lieve crescita (+0,7%). Tuttavia, alcuni segnali di ripresa iniziano a emergere: l’indice di fiducia delle imprese è in aumento, prefigurando un miglioramento degli ordini e della produzione. Inoltre, la ripresa della domanda europea potrebbe favorire un recupero dell’export italiano nei prossimi mesi.

Sul fronte interno, la crescita del potere d’acquisto delle famiglie, favorita dal calo dell’inflazione e dall’allentamento monetario, potrebbe sostenere i consumi, soprattutto nel settore alimentare e nei servizi. Resta invece incerta la ripresa dei beni durevoli e del sistema moda, ancora in sofferenza. Gli investimenti aziendali potrebbero beneficiare della riduzione dei tassi e delle semplificazioni al piano Transizione 5.0, con una ripresa degli acquisti di macchinari e attrezzature dopo la stasi del 2024.

Un altro elemento di spinta, si segnala nel report di Prometeia e Intesa Sanpaolo, potrebbe arrivare dal settore delle costruzioni, grazie ai fondi del Pnrr che continueranno a sostenere le infrastrutture e la domanda di materiali da costruzione. Tuttavia, il quadro generale resta incerto, con diversi fattori di rischio all’orizzonte. Tra questi, le possibili nuove misure protezionistiche degli Stati Uniti, in particolare i dazi minacciati da Trump, potrebbero impattare negativamente sulle esportazioni italiane, colpendo settori strategici come l’alimentare, la meccanica e la moda, che generano complessivamente 67 miliardi di ricavi annui. Nonostante le difficoltà, il 2025 si prospetta come un anno di transizione, con una moderata ripresa possibile.

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