Infocamere, manifattura italiana in crisi: 59 mila attività chiuse in 5 anni

Infocamere, settore manifatturiero in crisi: 59 mila attività chiuse dal 2019© Shutterstock

La moda e il settore manifatturiero italiano stanno attraversando un periodo di profonda crisi: Infocamere ha registrato la chiusura di 59 mila attività dal 2019 al 2024. La pandemia, l’aumento del costo delle materie prime, dell’energia e la situazione geopolitica in atto da quando è iniziata la guerra in Ucraina non hanno aiutato il Made in Italy.

Le imprese del comparto, al 31 dicembre 2024, sono 497.423, a fronte delle 556.188 del 31 dicembre 2019. In definitiva si è registrato un calo del 10,6%. A contribuire alla crisi non è stata solo la chiusura delle aziende esistenti, ma anche una diminuzione delle aperture.

I settori maggiormente colpiti

Contrariamente a quanto è successo nel settore dei servizi – dove le imprese attive nelle attività professionali, di ricerca e scientifiche sono in aumento del 17%  e quelle finanziarie e assicurative sono cresciute dell’11% – il commercio, da un lato, e l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca, dall’altro, hanno visto un calo significativo. Rispettivamente si parla di -142.662 imprese rispetto al 2019 e di -52.701.

Il settore manifatturiero è in crisi soprattutto per due comparti: la moda, che nel complesso perde 15.381 imprese, e la fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi i macchinari) con oltre 9 mila aziende in meno. La prima sta risentendo molto del calo dei consumi all’estero. Il segmento confezione ha visto scomparire 7.854 imprese su poco più di 45 mila, registrando una diminuzione del 14,8%, la fabbricazione di prodotti in pelle ha vissuto un calo del 18,8%, che si traduce in 4.541 realtà in meno iscritte.

A essere maggiormente colpite sono le province di Fermo, Ascoli Piceno e Macerata nelle Marche, Toscana e Veneto. Questi territori hanno visto un calo produttivo fra il 16,1% e il 17,6%. In crisi è anche il comparto tessile, che comprende pure il materiale per l’arredo. Rispetto al 2019, ci sono 2.986 imprese in meno, pari a un -16,5%. Anche le imprese che producono mobili hanno segnato un -14%, pari a 3.576 aziende chiuse. L’industria alimentare ha perso quasi 4 mila aziende, pari al -6% sul totale dello stock.

La fotografia in Italia

“Le aziende artigianali spesso sono costrette, per sopraggiunti limiti, a trasformarsi in società di capitali e quindi “scompaiono” dall’albo, ma in realtà hanno solo cambiato forma”, ha dichiarato Marco Granelli, presidente di Confartigianato.

Per tipologia di impresa, in termini assoluti, rimane compromesso soprattutto il comparto delle imprese manifatturiere individuali (26.189, -12% sul 2019) e le società di persone (22.952, -20,5%). Fra le società di capitali il calo è più ridotto con un -3,4%, che  si traduce in 7.333 realtà.

“Sebbene ci siano comparti più dinamici, come quelli legati ai processi di sostenibilità, la componente più tradizionale sta vivendo un momento critico. Spesso per salvaguardare le competenze, che sono la quintessenza del Made in Italy, le imprese individuali ad alta specializzazione vengono assorbite da quelle più grandi della filiera”, ha concluso Granelli.

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