Istat, pressione fiscale al 42,6%: il Governo Meloni ha aumentato le tasse?

Pressione fiscale al 42,6%: il Governo Meloni ha aumentato le tasse?© Shutterstock

Secondo gli ultimi dati Istat, la pressione fiscale del 2024 è salita al 42,6%, aumentando dell’1,2% rispetto al 2023. Ma da cosa dipende? Secondo un’analisi de Il Sole 24 Ore, gli effetti della riforma dell’Irpef sono stati controbilanciati dagli aumenti nominali dei redditi, il taglio del cuneo fiscale ha protetto i guadagni reali dei dipendenti e il ceto medio si è fatto carico dell’aumento delle tasse provocato dall’inflazione. 

Il Governo non ha quindi aumentato le aliquote, ma le entrate delle amministrazioni pubbliche hanno raggiunto quota 1.032,8 miliardi di euro con un aumento di oltre  37 miliardi, pari a un +3,73%.

Pressione fiscale 2024: i fattori che hanno inciso

Nel 2024 le “unità di lavoro”, che corrispondono al numero di posizioni lavorative a tempo pieno, sono aumentate del 2,2%, cioè di più del triplo rispetto alla crescita del Pil. L’incremento si è registrato soprattutto nelle costruzioni, con un +2,6%, e infatti la chiusura del Superbonus non ha inficiato sull’economia reale che, nell’anno appena trascorso, ha registrato un tasso di crescita pari allo 0,7%. 

Il numero di occupati aumenta anche nei servizi, registrando un +2,5%, nell’industria e nell’agricoltura che si attestano a +0,7%. Questo significa che sono aumentate anche le buste paga su cui gravano imposte e tributi. Nonostante il taglio del cuneo fiscale, infatti, l’anno scorso, le entrate contributive sono aumentate del 4,3%, superando gli 11 miliardi di euro. 

Anche il fiscal drag, che indica l’incremento fiscale generato dall’aumento nominale dei redditi, ha avuto un peso ed è la naturale conseguenza dell’inflazione. L’incremento dei prezzi, infatti, spinge a domandare aumenti di retribuzione, che allargano la quota di redditi colpiti dalle aliquote più alte. Questo succede perché la progressione degli scaglioni è bloccata dalla legge italiana e non considera il valore reale dei guadagni. Inoltre, le retribuzioni lorde pro capite sono aumentate del 2,9% (+4% nelle costruzioni, +3,5% nell’industria), mentre i redditi complessivi da lavoro sono cresciuti del 5,2%.

A contribuire sono state anche le uscite. La spesa pubblica è scesa di 41,6 miliardi di euro, pari al 3,6%, soltanto nel 2024. I contributi agli investimenti sono diminuiti del 39,9% rispetto al 2023, fermandosi a 78,3 miliardi. Questo importo è praticamente lo stesso della riduzione del deficit del 2024, pari a 78,7 miliardi di euro. Superbonus e disavanzo si sono equiparati.

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