Istat, sale il valore delle vendite a dettaglio ma cala il volume

Per la precisione i volumi sono calati dello 0,4%: la crescita, dunque, è stata in gran parte influenzata dall'inflazione e non dalla domanda

I nuovi dati Istat sottolineano un calo dei volumi della vendita al dettaglio, ma un aumento del valore© Shutterstock

La panoramica dell’Istat è piuttosto chiara: in termini congiunturali a dicembre del 2024 le vendite al dettaglio sono cresciute dello 0,7% rispetto all’anno precedente, mentre a essere in calo (-0,4%) sono i volumi. Un segnale apparentemente positivo, anche se occorrono altri dati per interpretare al meglio il rimbalzo: infatti, il dato complessivo mostra un incremento del valore delle vendite, ma il calo dei volumi può suggerire che questa crescita sia dovuta principalmente all’aumento dei prezzi piuttosto che a un effettivo aumento del numero di beni acquistati.

Guardando ai dati Istat si può scendere ancor più nel dettaglio: le vendite dei beni alimentari, pur aumentando in valore dello 0,7%, hanno registrato una contrazione dei volumi pari all’1,5%, cifre che sembrano riflettere una situazione di sostanziale stagnazione della domanda nel settore, con un aumento dei prezzi che ha probabilmente inciso sul valore complessivo delle vendite, mentre i consumatori potrebbero aver ridotto la quantità di acquisti.

Al contrario, i beni non alimentari mostrano una dinamica tendenzialmente positiva, con un aumento sia in valore (+0,6%) che in volume (+1,1%). Cosa ci dice questo dato? Che il settore è ancora vivace e, sempre guardando ai dati, a essere particolarmente brillanti sono le categorie di prodotti come la profumeria e la cura della persona, che hanno visto aumenti significativi, ben al di sopra della media (+4,8%).

Ampliando lo sguardo al quarto trimestre del 2024, i dati Istat mostrano che le vendite al dettaglio sono aumentate in valore dello 0,3%, ma hanno visto una leggera contrazione in volume (-0,2%) e anche qui si notano le differenze fra settore alimentare e non alimentare. Il primo ha visto un calo dei volumi anche nel periodo natalizio, tradizionalmente uno dei più forti in termini di spesa per i consumatori, mentre il secondo ha avuto performance più equilibrate, con una lieve crescita in volume (+0,1%) e stasi in valore, suggerendo che la domanda di questi prodotti potrebbe essere stata meno influenzata da fattori inflazionistici rispetto ai beni alimentari.

Un altro aspetto interessante emerge dal confronto tendenziale, che segna un incremento del valore delle vendite dello 0,6%, ma una crescita decisamente più contenuta in volume (+0,1%): cifre che riflettono una tendenza di lungo periodo, in cui il valore degli acquisti è aumentato, ma la quantità di beni acquistati non ha mostrato un’espansione significativa. Ciò potrebbe essere il risultato di un riallineamento dei consumi, in parte influenzato dalla crescita dei redditi reali, ma anche da una maggiore attenzione alla gestione del budget familiare.

Infine, l’analisi dei canali distributivi rivela differenze significative: la grande distribuzione e il commercio elettronico hanno visto un incremento delle vendite in valore, rispettivamente del 1,9% e del 7%. Questi settori continuano a beneficiare di tendenze più strutturali, come il cambiamento nelle abitudini di acquisto dei consumatori, che preferiscono acquistare online o nei grandi negozi dove la disponibilità di prodotti è maggiore e i prezzi tendono a essere più competitivi.

D’altro canto, le vendite nei negozi di piccole dimensioni sono diminuite, segnando un -1,5%, e anche le vendite fuori dai negozi sono calate (-1,7%), sottolineando la difficoltà di alcuni settori più tradizionali nel mantenere la competitività di fronte ai mutamenti del panorama retail. A fronte di questi dati, Confcommercio ha sottolineato che il recupero osservato a dicembre 2024 rappresenta un piccolo segnale positivo, ma con molteplici riserve.

Secondo l’organizzazione, il rimbalzo va interpretato con cautela: la crescita tendenziale è stata minima e i consumi in volume non hanno registrato un effettivo recupero. Sebbene si possa osservare un tentativo di riallineamento dei consumi, con la moderata crescita dei redditi reali, il miglioramento dei consumi appare lento e disomogeneo. Alcuni settori, come quello alimentare, l’abbigliamento e il mobile, continuano a mostrare segni di debolezza.

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