Italia e Unione Europea: una fotografia della crisi industriale

Italia e Unione Europea: una fotografia della crisi industriale© Shutterstock

La fine del mese di ottobre impone una riflessione approfondita sullo stato dell’economia globale e, in particolare, sul settore industriale italiano ed europeo. Da tempo, i segnali di difficoltà economica si sono stabilizzati: la produzione cala, i fatturati ne risentono, e il costante cambiamento dei gusti dei consumatori incide pesantemente sugli ordini.

Questo scenario preoccupa e richiede al comparto imprenditoriale una visione strategica di lungo termine. I pochi segnali positivi giungono soprattutto dalle esportazioni e dalla relativa stabilità dell’occupazione, ma non bastano a mitigare le tensioni. Il settore più colpito resta quello dell’automotive. Anche altri comparti tradizionalmente forti, come la meccanica, la moda e persino il lusso, stanno vivendo una fase di stagnazione, mentre le difficoltà si estendono a macchia d’olio su tutta Europa, dalla Germania alla Francia. Sullo sfondo si staglia la sfida della concorrenza globale, con la Cina che avanza sempre più decisa.

La situazione si aggrava anche per i ritardi tecnologici che caratterizzano il continente. AlessandraLanza, Senior Partner del gruppo di consulenza Prometeia, ha dichiarato a Il Fatto Quotidiano: “L’Europa è quasi assente dall’ambito dell’Intelligenza Artificiale generativa, un’innovazione che trasformerà profondamente il mondo delle imprese. Questo richiede chip e componenti di base, ambiti in cui siamo carenti”. L’economista prosegue evidenziando una visione politica a corto raggio: “È mancato un pensiero rivolto ai prossimi vent’anni, non solo ai prossimi due. Le transizioni green e digitale sono direzioni corrette, ma finora abbiamo visto più regolamentazione che politica industriale vera e propria. In aggiunta, l’incertezza normativa ha frenato ulteriormente gli investimenti. Gli imprenditori sono cauti e attendono chiarezza prima di impegnarsi”. In questo contesto, dunque, la capacità di reazione delle imprese sarà cruciale per affrontare una fase di crisi che appare sempre più strutturale e che richiede strategie industriali all’altezza delle sfide globali.

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