Aumenta l’interesse verso l’innovazione aperta in azienda, in particolare verso l’ecosistema delle startup, ma le principali “fonti d’innovazione” in Italia restano ancora tradizionali – vendor e sourcer di tecnologie, linee di business, clienti esterni e società di consulenza – mentre la collaborazione tra imprese consolidate e neonate deve ancora maturare. È quanto emerge dai risultati della ricerca dell’Osservatorio Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano, presentata insieme all’Osservatorio Startup Intelligence al convegno Open Digital Innovation: imprese e startup insieme per ridisegnare il futuro. La ricerca ha intervistato 205 tra Chief Information Officer e Chief Innovation Officer di aziende italiane e Pubbliche amministrazioni per comprendere l’evoluzione della gestione dell’innovazione digitale.
DIFFICILE “GESTIRE” L’INNOVAZIONE. Tra i problemi emersi nel rapporto c’è la difficoltà nel gestire l’Innovazione digitale per le imprese e le cause sono principalmente interne alle organizzazioni. La principale sfida da affrontare, per il 58% delle aziende intervistate, è la difficoltà di inquadrare processi e meccanismi di coordinamento e cooperazione tra le direzioni, seguita dalla mancanza di competenze digitali e i relativi meccanismi di scouting, assessment e sviluppo all’interno dell’organizzazione, per il 51%.
C’È INTERESSE, MA… All’interesse nei confronti dell’Open Innovation non corrispondono ancora azioni concrete diffuse. Il 45% delle imprese non ha ancora intrapreso alcuna iniziativa di Open Innovation, mentre il 35% si sta muovendo attraverso collaborazioni con università e centri di ricerca, il 20% realizza partner scouting su aziende consolidate e il 18% sviluppa progetti di startup intelligence. Solo l’11% ha realizzato call4ideas, il 9% ha sperimentato hackathon, il 7% acquisizioni.
COLLABORARE CON STARTUP. Il 70% delle aziende intervistate non ha ancora collaborato con una startup come fornitore, principalmente per mancanza di risorse e di condizioni che permettano di focalizzare l’interesse su questa fonte di innovazione/servizi (68%) o per la mancata strutturazione e preparazione da parte delle funzioni aziendali interne (54%). Solo il 30% dei rispondenti ha collaborazioni attive con startup come fornitori; nel caso di grandissime imprese la percentuale di risposte è del 46%, per le medie imprese e le grandi il dato si assesta al 22%. I benefici principali di avere startup come fornitori sono, per il 57% delle imprese che ne fa uso, l’apertura culturale in azienda e la contaminazione continua utile per rivedere i modelli di gestione. È importante anche lo sfruttamento dell’innovazione per il lancio di nuovi prodotti/servizi innovativi e l’apertura di nuovi mercati (55%), la riduzione del time to market e l’accelerazione del processo di sviluppo tramite esternalizzazione di parte dello stesso (45%). Ed è significativo il contributo del coordinamento semplice grazie alla struttura organizzativa, snella e flessibile, delle startup (41%). Ma le imprese che adottano startup come fornitori incontrano anche delle difficoltà. Spesso la cultura interna non è abbastanza “aperta” (40%), oppure la startup non è abbastanza matura alla finalizzazione del servizio (34%) o c’è uno scarso orientamento al B2B (22%).
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