Nei primi 100 giorni il nuovo governo dovrà pensare allo sviluppo economico del Paese. Lo segnalano, e soprattutto lo sperano, gli imprenditori. Sono proprio loro che, pessimisti sull’andamento della nostra economia per il 2013 (il 42% ritiene che andrà peggio rispetto all’anno precedente e per il 52% andrà più o meno nello stesso modo) hanno ben chiare quali dovrebbero essere le priorità del nuovo esecutivo, qualsiasi esso sia. Tra le principali emergenze da affrontare nell’immediato indicano infatti la riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro (90,5%), sulle famiglie (80,1%) ma anche le politiche in favore dell’occupazione (72,1%). Per oltre l’80% bisogna far ripartire il credito alle imprese e per il 77% i consumi.
Sono i risultati dell’indagine sulle aspettative degli imprenditori per il 2013 realizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Research da cui emerge, in particolare, che circa il 70% delle imprese indica come priorità la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e la riduzione dell’Irap, mentre sei imprenditori su dieci sollecitano la necessità di una riduzione degli adempimenti burocratici a carico delle imprese. Sul fronte sociale, invece, gli imprenditori indicano tra le priorità quella di evitare l’aumento dell’Iva (circa l’84%), la riduzione della pressione fiscale per le famiglie numerose (81%), l’abolizione dell’Imu sulla prima casa (78%), l’aumento delle pensioni più basse (68%), l’aiuto alle famiglie ad ottenere il credito per acquistare la prima casa (60%), il sostegno alla natalità (55%).
In merito alla capacità del nuovo esecutivo di riuscire ad affrontare queste priorità nei primi 100 giorni di governo, gli imprenditori sono però divisi: il 49% è ottimista, mentre il 44% pessimista. Si trovano d’accordo, invece, sul fatto che sia necessario un taglio dei costi della Pubblica amministrazione e dei costi della politica (la pensa così l’80% degli intervistati). La quasi totalità (oltre il 97%) inoltre pensa che la riduzione dei costi della macchina dello stato e della politica non solo sia necessario, ma anche possibile senza che ciò comporti necessariamente una riduzione dei servizi o comunque delle prestazioni ai cittadini.
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