La crisi taglia anche la voglia di cultura

Per la prima volta in dieci anni diminuisce la spesa delle famiglie italiane dedicata a cultura e ricreazione (-4,4%% rispetto al 2011). E il marchio Italia vale sempre meno. Il Rapporto Federculture

La crisi taglia i consumi, gli investimenti – forse anche la speranza – sicuramente taglia la cultura. Dopo dieci anni di crescita (+ 25,4% tra il 2002 e il 2011) la spesa delle famiglie italiane dedicata a cultura e ricreazione subisce un calo. Nel 2012 è stata di 68,9 miliardi di euro, in calo del 4,4% rispetto ai 72 miliardi registrati nel 2011. A certificarlo Federculture che, nell’annuale Rapporto sul comparto, presentato oggi a Roma, traccia un quadro piuttosto negativo di quello che è lo scenario culturale nel nostro Paese.

Tutti i settori culturali analizzati risultano, infatti, in calo. La fruizione culturale è scesa dell’8,2% per quanto riguarda il teatro, del 7,3% per il cinema, del 6% per mostre e musei e del 23% per i concerti classici. Solo per quanto riguarda i siti culturali statali in un anno si è perso il 9,5% dei visitatori, dai 40 milioni del 2011 si è scesi a 36 milioni nel 2012.

Una situazione, quella del settore culturale, aggravata dalla crisi e dal, forse conseguente, calo degli investimenti. Solo da parte dei Comuni in un anno è stato tagliato l’11% delle risorse, mentre le sponsorizzazioni private destinate alla cultura sono scese nel 2012 del 9,6%, del 42% rispetto al 2008. Il crollo degli investimenti e della spesa culturale ci restituiscono quindi un Paese sempre meno competitivo. Nel 2012 l’Italia è uscita fuori dalla top ten del Country Brand Index, il rapporto annuale che misura il valore del marchio-Paese nel mondo, se nel 2012 eravamo decimi, ora ci dobbiamo accontentare della 15esima piazza.

Eppure la cultura potrebbe essere il motore italiano dello sviluppo… Il rapporto “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi

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