Dal caso Parmalat dei primi anni 2000 a quello di La Perla, tra i casi più recente di un marchio made in Italy che finisce in amministrazione straordinaria. Sono circa 170 i grandi gruppi italiani che, economicamente in difficoltà, hanno a oggi aperta una procedura di amministrazione straordinaria sulla base delle due leggi previste dallo Stato italiano: il decreto legislativo 270 del 1999 e il decreto legge 347 del 2003 (e successive modifiche e integrazioni). Se quello di Parmalat è, forse, quello mediaticamente più eclatante – la procedura è iniziata nel 2003 e ha coinvolto 70 società del Gruppo, di cui 66 chiuse e ancora 4 in amministrazione straordinaria – non è l’unico caso in cui i commissari sono alle prese da oltre 20 anni con società sull’orlo del fallimento. Tra queste c’è la piemontese Bongioanni – all’apertura della procedura (nel 2000) il gruppo contava 21 società, oggi sono ancora 14 quelle in amministrazione straordinaria – la lombarda Volare Group, e l’umbra Fioroni.
Secondo i recenti dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) sono 168 i Gruppi che hanno ancora aperto procedure di amministrazione straordinaria. Un elenco, aggiornato al 31 maggio (e disponibile qui sotto) di cui fanno parte anche Conbipel (procedura avviata nel 2021), la già citata La Perla (2024), Tirrenia, Valtur, le acciaierie Ilva, Piaggio Aero Industries, Alitalia e Mercatone Uno. Le singole società ammesse sono state, finora, 639. Coinvolti, invece, più di 150 mila dipendenti.
Nel file presente nello sfogliatore, viene segnalato erroneamente 365 come somma della ‘società del gruppo ad apertura della procedura’ secondo il decreto legislativo 270 del 199 . Il numero corretto è, in realtà, 369
Sebbene a oggi circa 70 mila dipendenti risultino trasferiti, nelle aziende in amministrazione straordinaria risultano ancora 80 mila dipendenti in carico. Un costo che pesa sulle risorse pubbliche dello Stato, così come quello dei commissari nominati per gestire l’emergenza. Decine e decine di imprese che sarebbero ormai chiuse senza l’intervento dello Stato, ma che vengono tenute in vita per anni senza una luce in fondo al tunnel. Sì, perché delle oltre 639 società ammesse in questo processo negli ultimi vent’anni, solo 21 risultano risanate. È evidente che sia necessario riformare le procedure di amministrazione straordinaria nel nostro Paese, anche perché si sta creando una netta disparità di trattamento tra aziende di diverse dimensioni: perché per una società di 1000 dipendenti mantenuti in amministrazione straordinaria, possono esserci 50 società da 20 dipendenti che falliscono senza cuscinetti.
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