La rivoluzione industriale del Mezzogiorno

Continua la ripresa del Mezzogiorno che può spingere la ripartenza dell'Italia. Un po' a sorpresa è l'industria il settore più vitale nelle regioni del Sud. Boccia (Confindustria): «Le generazioni passate dovrebbero essere più generose con i figli»

L’industria traina il Mezzogiorno alla ripresa, Continua infatti la risalita del Sud Italia, fotografata dal Check Up Mezzogiorno di Confindustria e Srm (Centro studi del Gruppo Intesa Sanpaolo). Dopo un 2015 di crescita superiore alla media nazionale, il trend si conferma nel 2016 e nel primo semestre del 2017. Anche se quattro indicatori su cinque, ad eccezione dell’export, sono ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. A trainare la crescita al +0,9% nel 2016 è stato proprio l’industria in senso stretto.

«Serve un grande piano per i giovani, intergenerazionale, per farli entrare nelle fabbriche. Non si può continuare a parlarne senza fare niente. Basta chiacchiere, servono i fatti», urla il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. «Dire che gli diamo la pensione è offensivo. Prima di tutto serve il taglio del cuneo fiscale per 3 anni per i nuovi assunti che costerebbe un terzo del progetto pensioni di cui abbiamo sentito parlare negli scorsi giorni. Se vogliamo risolverla dando le pensioni ad altri e un contentino ai giovani siamo sulla strada sbagliata. Le generazioni passate dovrebbero essere più generose, è ora che comincino a pensare ai loro figli».

L’INDUSTRIA TRAINA IL MEZZOGIORNO ALLA RIPRESA

Nei primi tre mesi dell’anno il numero delle imprese attive è cresciuto di 8 mila unità (+0,5%), mentre nel Paese arretravano dello 0,3%. Crescono anche le società di capitali (+16 mila nel I trimestre 2017 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), a un ritmo doppio rispetto al Centro-Nord, le imprese in rete: mille in più. Particolarmente positivo il bilancio delle start up innovative al Sud: +29,1% nel I trimestre del 2017 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In crescita anche il fatturato delle imprese, anche delle piccole imprese (+0,6%). Positivo l’andamento dell’export, in particolare per le imprese manifatturiere: nei primi tre mesi dell’anno è stato pari a 10,3 miliardi nel Mezzogiorno, registrando un +12,7% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Volano prodotti della raffinazione (+68,9%) e dei prodotti chimici (+35,1%), macchinari (+10,1%) e farmaceutica (+8,1%).

Nonostante i dati positivi, la disoccupazione resta il problema maggiore: i senza lavoro sono il 21%, che diventano il 56,3% tra i giovani. In più, ci sono 1,8 miioni di Neet che non studiano e non lavorano – la metà dell’Italia -, 800 mila dei quali non hanno nemmeno un titolo di studio. L’occupazione nel Mezzogiorno cresce rispetto a un anno fa (+1%), ma con un ritmo più lento negli ultimi mesi, nonostante l’incentivo per le assunzioni a tempo indeterminato nelle regioni meridionali (che ha portato 55 mila assunzioni in cinque mesi).

Cosa fare allora? Serve favorire la natalità delle imprese; sostenere il rafforzamento, la crescita dimensionale, l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese esistenti; far crescere la quantità (e la qualità) della spesa per investimenti pubblici a un livello effettivamente capace di avere impatti reali sui tassi di crescita. Credito di imposta e iperammortamenti hanno dato un segnale, ora bisogna proseguire con il decreto Sud che prevede la creazione delle Zes (Zona Economica Speciale)..

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