Quelli italiani non sono “semplici squilibri macroeconomici”: ne è certa la Commissione Europea che ha rivisto la valutazione economica per l’Italia, ora classificata come nazione dagli “eccessivi squilibri”. La causa principe sembra essere la scarsa produttività del lavoro, che a sua volta originerebbe un alto debito pubblico e una bassa competitività generale delle aziende tricolori. Da qui, la scelta di Bruxelles di monitorare strettamente il Paese: se la situazione non migliorerà, si incorrerà in una sanzione pari circa allo 0,1% del Pil (quantificabile in 1,5 miliardi di euro). Per uscire da questo empasse, secondo Bruxelles sarebbero necessari surplus primari molto elevati e una robusta crescita del Pil. Nel frattempo, però, l’Italia diventa una “vigilata speciale” della Ue, insieme a Croazia e Slovenia, i cui squilibri economici sono stati anch’essi giudicati eccessivi. In ripresa, invece, la Spagna la cui congiuntura economica non risulta più così grave.
Quanto agli altri paesi, la Germania è stata ripresa per la sua scarsa domanda interna e per la disomogenea distribuzione economica. Segnalazione anche per la Francia, dove competitività ed export continuano a calare, a fronte di una crescita del costo del lavoro. Dallo studio sono stati esclusi Grecia, Portogallo, Romania e Cipro, in quanto Paesi sotto programma di aiuti.
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