Nel giorno del debutto in Borsa per i titoli Fiat Spa e Fiat Industrial, l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, torna sul referendum del 15 gennaio che si terrà allo stabilimento di Mirafiori. Un referendum rivolto ai lavoratori che dovranno accettare il nuovo contratto proposto da Fiat per i dipendenti dello stabilimento. In mattinata, direttamente da Piazza Affari dove è stato dato il via alle contrattazioni per i due titoli Fiat, Marchionne ha sottolineato che se a Mirafiori “vince il no con il 51%, la Fiat non farà l’investimento”. Un no che potrebbe arrivare soprattutto dopo le pressioni sindacali della Fiom secondo la quale il nuovo accordo danneggerebbe i diritti dei lavoratori. Questa mattina Marchionne è stato chiaro anche nei confronti del sindacato dei metalmeccanici: La Fiat ha bisogno di libertà gestionale e – ha aggiunto – è capace di produrre vetture con o senza la Fiom”. Non è esclusa, anche se “non probabile” la possibilità che Fiat esca da Confindustria.
Dettagli per Fabbrica Italia? Offensivo chiederli“È veramente offensivo il fatto che bisogna vedere i punti specifici del piano” di Fabbrica Italia aggiunge Marchionne. “Non ho chiesto allo Stato, ai sindacati di finanziare niente – ha proseguito il manager sulla richiesta dei sindagati – è la Fiat che sta andando in giro per il mondo a raccogliere i finanziamenti necessari per portare avanti il piano. Vogliono vedere il resto degli investimenti? Ma che scherziamo?. Sono appena tornato dal Brasile, dove ho inaugurato con l’ex presidente Lula una fabbrica a Pernambuco – ha ricordato – non si sarebbe mai permesso qualcuno in Brasile di farsi dare i dettagli dell’investimento: non lo fa nessun altro paese del mondo. Smettiamola di comportarci da provinciali, quando serviranno gli altri 18 miliardi del piano li metteremo”.
© Riproduzione riservata