È in programma dal 25 febbraio al 3 marzo l’edizione 2025 della Milano Fashion Week, un evento punto di riferimento per tutto il settore della moda. Quella di quest’anno sarà un’edizione ancora più ricca di significato, se si considera la scelta di presentare 18 collezioni su 56 unendo il settore maschile e quello femminile. Un concetto che nasconde una presa di coscienza sociale importante.
Dai 150 agli oltre 170 appuntamenti, più di 50 sfilate in presenza, sei digitali, 65 presentazioni, quattro presentazioni su appuntamento e 23 eventi in totale. È questa la portata di un evento fondamentale per il settore della moda, che aprirà la settimana con Gucci.
Gli appuntamenti più attesi
Fra gli stilisti più attesi ci sono Francesco Murano, vincitore del Camera Moda Fashion Trust Grant 2024, e Susan Fang, valorizzata da Dolce&Gabbana. Novità del 2025 sono brand di eccellenza come Fiorucci, Giuseppe Di Morabito, Institution by Galib Gassanoff, J. Salinas e K-Way. Torna Msgm e debutta nel calendario online Saman Loira.
Si attendono le collezioni di Lorenzo Serafini, alla direzione creativa di Alberta Ferretti, e di David Koma, mente di Blumarine. Non ci sarà, invece, Bottega Veneta che sta organizzando una performance nella sua sede milanese.
La portata economica della Milano Fashion Week
La Milano Fashion Week 2025 è un’occasione di sviluppo economico per la città e non solo, con un indotto stimato di circa 185 milioni di euro. L’edizione 2025 arriva dopo una chiusura di anno negativa. Nel 2024, la moda italiana ha registrato un fatturato di 96 miliardi di euro, con un calo del 5,3% rispetto al 2023.
L’export si è attestato a 91 miliardi di euro, in crescita del 2,5%, mentre le importazioni sono diminuite del 3,2%, fermandosi a 47 miliardi di euro. Il saldo commerciale rimane positivo con 44 miliardi di euro, mentre il comparto di abbigliamento e accessori ha subito un calo significativo (-8%).
A preoccupare il settore della moda sono i dazi Usa. “Ci auguriamo che non vengano applicati alla moda. In passato non ci hanno riguardato e speriamo che il nostro settore non soffra di questo problema. Se ci saranno, capiremo come comportarci di conseguenza”, ha detto Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana.
Capesa ha anche ribadito come il settore della moda sia la seconda industria del Made in Italy e si è detto fiducioso circa il fatto che Trump non sferri un simile attacco, interpretabile come “ostile” all’economia italiana.
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