Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ha avviato la terza operazione di cessione della propria partecipazione in Monte dei Paschi di Siena (Mps), riducendo la propria quota dal 26,9% all’11,7%. Questa dismissione del 15%, per un valore di circa 1,1 miliardi di euro, ha attirato l’interesse di importanti attori del panorama bancario e finanziario italiano.
Banco Bpm, Anima, Delfin e il Gruppo Caltagirone figurano tra i principali acquirenti, dando vita a una configurazione azionaria che punta a preservare l’italianità della banca senese. A pochi mesi dalla conclusione dell’anno, l’operazione rientra nell’impegno preso dal governo italiano con Bruxelles di ridurre ulteriormente la presenza statale nel capitale di Mps entro la fine del 2024.
La cessione è stata effettuata tramite un’operazione di accelerated bookbuilding (Abb), una modalità rapida e riservata di vendita delle azioni, in cui il Tesoro si è avvalso di Banca Akros, controllata di Banco Bpm, come coordinatore unico dell’offerta e bookrunner. Questa operazione ha raccolto una domanda di investitori istituzionali doppia rispetto all’offerta inizialmente prevista, motivo per cui il Mef ha deciso di aumentare la percentuale da cedere.
L’obiettivo principale era quello di raggiungere un numero selezionato di acquirenti che avessero una visione strategica e duratura per la banca senese. Per quanto riguarda le quote, Banco Bpm si è assicurato il 5% di Mps. L’acquisizione è avvenuta in un contesto di rilancio della banca milanese guidata da Giuseppe Castagna, che nei giorni precedenti ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto su Anima, il più grande operatore indipendente italiano di risparmio gestito.
La stessa Anima ha acquisito un 3% aggiuntivo in Monte dei Paschi di Siena, portando la propria partecipazione complessiva a circa il 4%. La decisione di aumentare la quota rientra nella strategia di protezione dei suoi canali distributivi la banca senese, considerata una partner importante data la sua presenza capillare in Toscana e nelle regioni centrali d’Italia.
Per quanto riguarda Delfin e il Gruppo Caltagirone, si sono entrambe assicurate una quota del 3,5% marcando un importante ritorno di capitali privati italiani nella banca toscana. Per Caltagirone, che in passato è stato vicepresidente di Mps, l0investimento rappresenta una nuova fase di coinvolgimento, mentre Delfin espande il proprio raggio d’azione nell’azionariato bancario italiano, dove già detiene partecipazioni rilevanti in Mediobanca e Generali.
Le due famiglie italiane conferiscono stabilità e italianità all’azionariato di Mps, in linea con la volontà del Mef di assicurare una gestione nazionale e duratura della banca senese, rafforzandone le prospettive future. La presenza di questi due attori può rivelarsi decisiva in un eventuale scenario di aggregazione bancaria in Italia, dove l’esperienza e le risorse delle due famiglie rappresentano un vantaggio strategico.
Dopo l’operazione, il Mef mantiene l’11,7% di Mps, impegnandosi a non cedere ulteriori quote per i prossimi 90 giorni, stabilendo così un assetto azionario stabile per la banca senese. L’interesse mostrato dagli acquirenti e il posizionamento strategico di ciascun investitore delineano un nuovo capitolo per Mps. La banca, dopo anni di difficoltà, sembra avviarsi verso una fase di consolidamento, in cui il nuovo assetto azionario potrebbe facilitarne la stabilità e garantire al contempo una maggiore indipendenza rispetto agli anni di controllo pubblico.
L’operazione di vendita delle azioni si inserisce in un contesto positivo per Monte dei Paschi di Siena, i cui risultati nei primi nove mesi del 2024 hanno superato le stime, con un utile pre-tasse di 1,6 miliardi di euro, in crescita del 69% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il titolo di Mps ha registrato una performance solida negli ultimi mesi, crescendo del 90% nell’ultimo anno, segnale del consenso del mercato per i progressi compiuti.
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